Un pensiero a 360° su tutto. Vittorio Feltri non si preclude alcun argomento e ora si concentra anche su un tema decisamente delicato.
Mancava solo l’argomento dell’amore e, in questo caso, dell’incremento sproporzionato del sesso virtuale. Vittorio Feltri ha voluto dire la sua nell’editoriale per Il Giornale rispondendo alle domande di un lettore che ha fatto presente come vi sia stato, almeno stando a quanto riportato dai vari media di informazione, un aumento di questa pratica, soprattutto tra i più giovani.
Vittorio Feltri e il sesso virtuale
Il lettore che ha chiesto il parere a Feltri ha sottolineato come abbia sentito e letto che il sesso virtuale sia “più in voga di quello reale”. La domanda dell’utente è stata chiara: “Ma continuando di questo passo come potremo generare bambini? E poi, come diavolo si fa questo sesso virtuale? Francamente non l’ho mai capito”.
Dal canto suo il giornalista ha spiegato di non essere un esperto di tale argomento. In modo ironico l’uomo ha detto: “Ci sono delle posizioni? Chi prende l’iniziativa e come? Quando si considera concluso? Bisogna telefonarsi dopo?”.
Poi cercando di rispondere: “Sono convinto che il sesso virtuale sia stato inventato da qualcuno per il timore dell’amore autentico, del confronto con l’altro, del coinvolgimento emotivo che viene alimentato da quello fisico. Insomma, per paura dell’amore ci siamo ridotti ad evitare il sesso, a stare alla larga l’uno dall’altro, preferendo surrogati del sesso stesso che implicano che l’individuo si isoli e non entri in diretto contatto con la persona con la quale pur vive, sebbene virtualmente, una specie di vicinanza che raramente si concretizza in un incontro effettivo”.
La spiegazione di Feltri prosegue: “Siamo terrorizzati all’idea di lasciarci andare, in quanto l’amore ci rende in qualche maniera vulnerabili ed essere vulnerabili è qualcosa di inaccettabile in una società che pretende che siamo forti, performanti, di successo, vincenti. Dunque, il sesso virtuale è una sorta di difesa. Ci consente di sentirci al sicuro”.
L’abitudine e la tecnologia
La risposta di Feltri ha visto anche mettere in evidenza una inquietante vertà: “Poi c’è anche il fattore abitudine. Oggi accarezziamo, tocchiamo, sfioriamo soltanto i nostri smartphone. Quando facciamo sesso virtuale, stiamo facendo sesso con il nostro telefonino o tablet o pc, che ormai sono nostri intimi compagni, ce li portiamo persino a letto o in bagno.
L’altro non esiste. L’altro è lontanissimo da noi e funge da mero strumento di stimolazione delle nostre fantasie […]”.
Emblematica la conclusione: “Come ci siamo ridotti?”.