Cosa pensa davvero Vittorio Feltri del ministro Giorgetti? La risposta sorprendente del giornalista arriva su Il Giornale.
Mentre Ilaria Salisa fa una richiesta al ministro Carlo Nordio, su Il Giornale emerge un intervento Vittorio Feltri in risposta a un lettore che commenta la figura del ministro Giancarlo Giorgetti. Ecco, a seguire, cosa pensa il noto giornalista di quello che definisce “un vero statista“.

Cosa pensa Vittorio Feltri del ministro Giorgetti
Nella sua risposta su Il Giornale, Vittorio Feltri non risparmia apprezzamenti per Giancarlo Giorgetti, definendolo “un’anomalia preziosa“. “In un’epoca politica dominata dal narcisismo compulsivo, dal bisogno di apparire prima ancora che di fare (…) lavora nell’ombra, senza cercare i riflettori, senza inseguire i trend dei social, senza mai solleticare la pancia dell’opinione pubblica con uscite ad effetto“, ha dichiarato il giornalista.
Inoltre, sottolinea il valore dello stile riservato del ministro: “Sobrio, asciutto, quasi defilato, è una benedizione in un tempo di isterie collettive“. Una qualità sempre più rara in un contesto politico dove, secondo Feltri, molti “si limitano a twittare” mentre Giorgetti “agisce“. E i risultati si vedono: “I conti pubblici non sono mai semplici da gestire, ma oggi l’Italia può vantare una stabilità e una credibilità internazionale che, permettimi, sono anche merito suo”.
“Non fa show, ma sostanza”
L’intervento di Vittorio Feltri sul ministro Giancarlo Giorgetti non si limita alla dimensione professionale. Il giornalista evidenzia anche le doti umane del ministro: “La sua umiltà, il suo senso dello Stato, la lealtà con cui ha sempre sostenuto il governo e la premier Meloni, senza mai mettersi davanti al carro, ma sempre dietro, a spingerlo“.
A queste si aggiunge la capacità di fare politica senza slogan: “Non fa show, ma sostanza. Non ha bisogno di slogan, perché ha i numeri“. Infine, rigetta l’etichetta di “tecnico“, attribuendogli un ruolo ben più alto: “In realtà, è uno statista nel senso più autentico del termine“. E conclude con un richiamo alla serietà come valore politico da riscoprire: “La vera politica non ha bisogno di clamore: ha bisogno di serietà. Una serietà che era andata persa da tempo e che finalmente è stata restaurata“.