Il dibattito sul deposito nazionale di rifiuti radioattivi in Italia: un’analisi delle recenti dichiarazioni di Vittorio Sgarbi.
Vittorio Sgarbi, noto sottosegretario alla Cultura e assessore alla Bellezza di Viterbo, si è espresso recentemente in merito al caldo dibattito sulla localizzazione del deposito nazionale per scorie nucleari in Italia. La sua posizione è chiara: egli sostiene la Tuscia e i suoi sindaci nella controversa questione.
Il Ministero dell’Ambiente ha recentemente aggiornato la Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai), designando 51 zone in Italia idonee per il deposito di rifiuti radioattivi di bassa e media attività. Tra queste, ben 21 si trovano nella provincia di Viterbo, una realtà già emersa nel 2012.
La posizione di Sgarbi e la risposta governativa
Sgarbi, pur essendo consapevole della situazione, ricorda un dialogo avuto con Mario Draghi in cui veniva assicurato che la scelta delle aree doveva essere accettata dai territori coinvolti. In contrasto con la situazione di due anni fa, il governo attuale permette ai Comuni non segnalati di presentare la propria candidatura per ospitare il deposito.
Sgarbi sottolinea che, qualora nessun Comune della Tuscia si candidi, si potrebbe evitare la localizzazione del deposito in tale area. Rimarca anche che esistono realtà, come quella di Peccioli in provincia di Pisa, dove la gestione dei rifiuti è vista come un’opportunità economica.
La visione ambientalista e le prospettive economiche
Nel dibattito sulla salubrità dei depositi di scorie nucleari, Sgarbi riconosce la forza persuasiva degli ambientalisti, che spingono a credere nell’esistenza di un pericolo. Tuttavia, ammette che l’accettazione di un deposito potrebbe portare ricchezza economica ad un territorio, pur non essendo una scelta priva di rischi.
Vittorio Sgarbi, pur allineandosi con i sindaci della Tuscia, non condanna chi sceglie di candidarsi per ospitare il deposito di scorie radioattive. La sua posizione offre una visione equilibrata che considera sia le preoccupazioni ambientali sia le potenziali opportunità economiche.