Il 28 maggio 1980 Walter Tobagi veniva assassinato a Milano da un commando di terroristi di estrema sinistra.
Sono passati quarantanni dall’omicidio di Walter Tobagi. Il noto giornalista e accademico, nato a Spoleto, cadde vittima del terrorismo il 28 maggio 1980 a Milano.
“Walter Tobagi fu ucciso barbaramente perché rappresentava ciò che i brigatisti negavano e volevano cancellare. Era un giornalista libero che indagava la realtà oltre gli stereotipi e pregiudizi, e i terroristi non tolleravano narrazioni diverse da quelle del loro schematismo ideologico“, sono le parole di Mattarella al Corriere della Sera in occasione del 28 maggio 2020.
L’omicidio di Walter Tobagi
Tobagi venne ucciso nel capoluogo meneghino in via Salaino, alle ore 11 del 28 maggio 1980, con cinque colpi di pistola esplosi da un “commando” di terroristi di sinistra facenti capo alla Brigata XXVIII marzo (Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De Stefano), buona parte dei quali figli di famiglie della borghesia milanese. Due membri del commando in particolare appartengono all’ambiente giornalistico: sono Marco Barbone, figlio di Donato Barbone, dirigente editoriale della casa editrice Sansoni (di proprietà del gruppo RCS), e Paolo Morandini, figlio del critico cinematografico Morando Morandini del quotidiano Il Giorno.
Le ultime parole del giornalista
La sera prima di essere assassinato, presiedeva un incontro al Circolo della stampa di Milano, per discutere del “caso Isman”, un giornalista del Messaggero, incarcerato perché aveva pubblicato un documento sul terrorismo. Aveva parlato a lungo della libertà di stampa, della responsabilità del giornalista di fronte all’offensiva delle bande terroristiche: problemi che aveva studiato ormai da anni e che conosceva a fondo. Aveva pronunciato frasi come: “Chissà a chi toccherà la prossima volta…“.