La storia di Yara Gambirasio: dalla scomparsa al ritrovamento del corpo passando per il processo, la difesa e la condanna di Bossetti.
Il film di Netflix riaccende i riflettori sulla storia di Yara Gambirasio, la ragazza di appena tredici anni scomparsa nel novembre del 2010 e poi ritrovata assassinata solo nel febbraio del 2011. Si tratta di uno dei casi di cronaca più noti e coinvolgenti degli ultimi anni. Un giallo che secondo alcuni ha ancora contorni incerti che meriterebbero di essere approfonditi.
La storia di Yara Gambirasio
La drammatica storia di Yara Gambirasio di fatto inizia il 26 novembre del 2010, quando la tredicenne residente nel piccolo Paese di Brembate di Sopra sparisce nel nulla. Intorno alle 17.30 la giovane si reca in palestra per gli allenamenti di ginnastica ritmica.
In base alle testimonianze gli inquirenti stabiliscono che la giovane è rimasta in palestra fino alle 18.40. Il primo problema è rappresentato dal fatto che le telecamere di sorveglianza della palestra non funzionano.
Per ricostruire gli spostamenti della ragazza gli inquirenti fanno affidamento sulle informazioni legate al suo telefono cellulare. Gli accertamenti sulle celle consentono di stabilire che alle 18.44 circa la ragazza (o almeno il suo telefono cellulare) si trova nella zona di Ponte San Pietro, in via Adamello. Cinque minuti più tardi il cellulare aggancia la cella situata a Mapello, che si trova a tre chilometri di distanza circa dal paese di Brembate di Sopra. L’ultima informazione risale alle ore 18.55, quando il telefono di Yara si aggancia alla cella di via Ruggeri, Brembate di Sopra.
I primi sospetti e il primo fermo
Per ricostruire gli spostamenti della ragazza si usano anche i cani, che portano gli inquirenti al cantiere di Mapello. Scatta il fermo di Mohammed Fikri, ragazzo di 22 anni che lavorava come operaio nel cantiere edile. Il 22enne è stato fermato su una nave diretta a Tangeri. Gli inquirenti decidono di fermarlo anche alla luce di alcune intercettazioni. Il 22enne, parlando in arabo, invocava il perdono di Allah. Gli investigatori pensano che quella di Fikri sia una fuga dopo l’omicidio della ragazza. L’operaio, intanto finito in cella e già condannato da parte dell’opinione pubblica, sarebbe risultato del tutto estraneo alla vicenda. Era innocente.
Il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio
Il corpo di Yara Gambirasio viene ritrovato il 26 febbraio nel 2011, a tre mesi di distanza dalla scomparsa: il cadavere della ragazza viene ritrovato casualmente da un aeromodellista che si trovava in un campo a Chignolo d’Isola, ad una decina di chilometri di distanza da Brembate di Sopra.
L’autopsia e le cause della morte
Il corpo presenta contusioni, traumi e ferite. Appare subito evidente un trauma cranico. Sul corpo della giovane ci sono anche ferite da arma da taglio. Una delle ipotesi è che la ragazza non sia morta subito ma sia deceduta dopo l’aggressione, a causa del freddo.
Massimo Bossetti arrestato per la morte di Yara Gambirasio
Una svolta nell’indagine sulla morte di Yara arriva il 16 giugno del 2014 quando le forze dell’ordine arrestano Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mapello. Il sangue del 44enne sarebbe compatibile (o meglio sovrapponibile) con quello che gli inquirenti hanno trovato sugli indumenti della ragazza e hanno etichettato come come Ignoto 1. Per gli inquirenti Bossetti potrebbe essere proprio Ignoto 1.
L’arresto di Bossetti è legato anche ad un caso politico. Ad annunciare l’arresto è il ministro Angelino Alfano. La Procura non avrebbe apprezzato questo annuncio.
Nel febbraio 2015 la Procura di Bergamo chiude le indagini e indica Bossetti come unico colpevole dell’omicidio di Yara. E per questo, nonostante la difesa abbia contestato la prova madre, quella del DNA, ne chiede il rinvio a giudizio.
Il processo
Bossetti va a processo con l’accusa di omicidio volontario aggravato. La difesa respinge le accuse e porta in Aula più di settecento testimoni per dimostrare che la ragazza sia rimasta vittima di un episodio di bullismo.
Nel 2016 la corte d’Assise condanna Bossetti all’ergastolo per l’uccisione di Yara Gambirasio. La difesa presenta ricorso.
Il 30 giugno 2017 si apre il processo d’Appello. Avvalendosi di una foto satellitare, la difesa avanza la tesi che il corpo della ragazza sarebbe stato spostato e che il DNA sarebbe stato depositato dopo l’omicidio. La Corte d’Appello confermerà l’ergastolo.
Ma il caso non si chiude. Nel novembre del 2019 la corte d’assise di Bergamo autorizza la difesa di Bassetti a riesaminare i reperti, inclusa la prova madre, la traccia di DNA. Nel 2021 vengono respinte dalla Corte d’Assise tutte le istanze presentate dai legali di Bossetti.
Omicidio Yara Gambirasio, il movente
Per i giudici l’omicidio di Yara nasce in un “contesto di avances a sfondo sessuale“. La dinamica resta ancora poco chiara.
La criminalità organizzata
Il caso di Yara viene portato alla ribalta da Roberto Saviano nel 2013. Il noto scrittore, autore di Gomorra, in ZeroZeroZero ipotizza un legame tra la morte di Yara e la criminalità organizzata. Saviano ricostruisce che il padre della ragazza lavorava per la Lopav, impresa amministrata dal figlio di un noto imprenditore che si pensava fosse coinvolto nel traffico di sostanze stupefacenti. Saviano, che ricorda che il padre di Yara aveva testimoniato contro la famiglia Locatelli, ipotizza che la morte di Yara possa essere una vendetta criminale. Il padre di Yara, ascoltato dal pm sulla vicenda, dichiarò di non avere mai testimoniato contro Locatelli. Saviano fu accusato di Diffamazione. L’accusa sarebbe stata archiviata.
A distanza di tre anni Saviano rilancia la sua ipotesi ricordando come la Lopav avesse un appalto nel cantiere di Mapello, dove i cani molecolari hanno collocato Yara.
Il film di Netflix sulla storia di Yara Gambirasio
Nel 2021 la storia di Yara Gambirasio diventa un film di Netflix. I protagonisti sono Isabella Ragonese e Alessio Boni. La pellicola è diretta da Marco Tullio Giordana. La data di uscita è quella del 5 novembre 2021.
Di seguito il trailer del film Netflix su Yara Gambirasio