Luca Zaia parla del cardinale Parolin come possibile Papa: anche su Donald Trump e il lavoro non le manda a dire.
Se con il terzo mandato non è andata bene, almeno sul fronte “spirituale” per il Veneto di Luca Zaia potrebbe aprirsi una nuova e inattesa pagina. Nel corso della trasmissione “Dritto e rovescio“, il presidente Regione ha espresso il proprio pensiero sull’ipotesi che il cardinale Pietro Parolin, veneto di Schiavon, possa diventare il prossimo Papa.

Da Trump ai dazi, fino alla sicurezza sul lavoro
Durante la stessa trasmissione televisiva, come riportato da Il Tempo, Luca Zaia ha trattato anche diversi altri temi. Riguardo alle recenti mosse di Donald Trump e ai rapporti con l’Europa, il presidente del Veneto ha dichiarato: “Trump, è inevitabile, cercherà compromessi con tutti i Paesi“. Ha poi aggiunto: “Non c’è un cittadino nel mondo, un produttore nel mondo, un operaio nel mondo che ami i dazi“. Secondo il governatore, il presidente statunitense ha agito “a strascico“, ma ora punterà a negoziare con ogni Stato per ottenere “i propri desiderata e i benefit che vorrà portare a casa“.
A seguire, spazio anche a un tema molto sentito: le morti sul lavoro. Il governatore ha voluto tracciare una distinzione netta tra gli incidenti dovuti a “tragica fatalità” e quelli causati da comportamenti criminali di chi “non tutela la sicurezza“.
Il commento di Zaia su Pietro Parolin come prossimo Papa
Alla domanda se sarebbe felice di vedere Pietro Parolin sul soglio pontificio, Zaia ha risposto con parole semplici: “È come chiedere a un bimbo se vuole bene alla mamma, cosa vuole che le dica“. Il cardinale Pietro Parolin, 70enne e di lunga esperienza diplomatica, è uno dei nomi più citati nei media in vista di un possibile Conclave.
La Santa Sede si starebbe già muovendo, e molti osservatori vedono in lui una figura in continuità con il cammino tracciato da Papa Francesco, il quale ha nominato gran parte dei cardinali che si riuniranno nella Cappella Sistina. Il presidente della Regione Veneto, in diretta su Rete 4, si è detto certo che “anche questa volta i cardinali, sono sicuro, sceglieranno il Papa che saprà essere interprete del sentimento del proprio gregge, sarà il pastore che ci servirà“.