Cessione Milan, Rocco Commisso e la mossa della disperazione. Un comunicato ufficiale per mettere Yonghong Li alle strette e costringerlo a vendere.
Continua a procedere tra alti e bassi la trattativa per la cessione del Milan, con Yonghong Li che non ci sta a liberarsi del debito contratto con il Fondo Elliott. L’attuale presidente rossonero vuole mettere a bilancio un guadagno per far rifiatare le sue casse dopo il miliardo speso in circa un anno alla guida del club. Poco meno di un miliardo in realtà ma la sostanza non cambia. È di ben altra opinione Rocco Commisso che non è intenzionato a svenarsi per un club escluso dall’Europa League e con un debito di oltre trecento milioni di euro sulle spalle.
Cessione Milan, Rocco Commisso mette alle strette Yonghong Li
L’ultima tappa (almeno per il momento) nella estenuante trattativa è segnata dal comunicato ufficiale di Commisso. L’imprenditore italo-statunitense è tornato a rivolgersi ai tifosi rossoneri affermando di aver lasciato il tavolo delle trattative a causa dell’atteggiamento di Li, il quale non sarebbe interessato a vendere il club. Una notizia che ha ovviamente scatenato l’ira dei milanisti. Tutti chiedono a gran voce la cessione del Milan, ostaggio di un presidente che al momento principalmente ai suoi affari senza curarsi del calciomercato. Così oggettivamente è difficile andare avanti.
La nota di Rocco Commisso ha alimentato le critiche nei confronti di mister Li, e la sensazione è che faccia tutto parte di una strategia. Un ultimo disperato tentativo dell’imprenditore che vuole mettere Li alle strette per costringerlo a vendere. La mossa di Commisso ha complicato ulteriormente la vita al successore di Berlusconi, ormai detestato da quasi tutto il mondo rossonero. Anche i piccoli azionisti rossoneri hanno chiesto al presidente di prendere in considerazione la cessione del Milan. Immediata.
Cessione Milan, la strategia di Rocco Commisso
Di fronte al terzo no incassato da Yonghong Li, Rocco Commisso avrebbe pensato di alzare un polverone mediatico nella speranza che la pressione psicologica possa spingere Li a cedere il passo. La strategia ha un suo perché ma non tiene in considerazione il fatto che tra il presidente e i tifosi ci sono migliaia di chilometri di distanza. A rimetterci sono di fatto Fassone e Mirabelli, simboli di un Milan che ora non vuole più nessuno.