Nuova sentenza della Cassazione sui migranti. Per negare il diritto d’asilo deve essere dimostrato che non ci sia rischio per la vita nel Paese d’origine.
ROMA – Dopo la sentenza sui migranti omosessuali, la Cassazione accoglie il ricorso di un pakistano sulla concessione del diritto d’asilo. La possibilità di rimanere nel nostro Paese può essere negata dal giudice solo se viene dimostrato che nella nazione d’origine non c’è il rischio per la vita.
Una decisione che allarga un po’ la concessione del diritto d’asilo e soprattutto si contrappone alle direttive date dal ministro dell’Interno con la legge fortemente voluta. La negazione non può avvenire per ‘fonti internazionali’ ma deve essere dimostrato che nel Paese d’origine non si rischi la vita. Per questo motivo il ricorso del pakistano è stato accettato e nelle prossime settimane dovrà essere analizzata la richiesta del diretto interessato.
Migranti, la Cassazione si contrappone alle decisioni del Governo
La decisione della Cassazione si contrappone alle decisioni prese dal Governo, e in particolare da Salvini, nei mesi scorsi. La Corte Suprema conferma che per negare il diritto d’asilo si deve dimostrare l’assenza del pericolo di vita nel proprio Paese altrimenti deve essere accettata la richiesta del migrante.
Una sentenza che arriva a pochi giorni da quella sul profugo omosessuale che si era visto rifiutare la richiesta di diritto d’asilo perché non c’era un reale pericolo nel Paese d’origine. Ma in quel caso secondo la Cassazione le minacce arrivate dalla famiglia possono obbligare il giudice a dare la possibilità al profugo di non tornare nella propria nazione. Due decisioni che sono contrarie a quanto deciso da parte del governo sui migranti. Una battaglia tra Salvini e i giudici sui profughi continua con la Corte Suprema che ‘allarga le maglie’ sulla concessione dei diritti d’asilo.
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