Il braccio di ferro tra la Sea Watch e il Viminale continua. La ONG su Twitter: “Non riporteremo mai i migranti in Libia”.
ROMA – La Sea Watch resta in acque internazionali in attesa di un porto sicuro dove sbarcare. Nonostante la diffida del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, la ONG non ha nessuna intenzione di riportare i 53 migranti in Libia.
“Le persone a bordo – ribadisce la portavoce in un video – ci hanno detto cosa succede nei centri di detenzione. Un migranti ci ha raccontato di essere stato costretto a seppellire dei cadaveri per rendere il centro più presentabile per la visita di operatori esterni. Anche il più piccolo dei naufraghi, che ha 12 anni, è stato imprigionato senza un valido motivo. Noi non riporteremo mai nessuno in un Paese in cui avvengono queste cose e ci aspetteremmo che i Governi si impegnassero perché questo non avvenga invece di alimentare la spirale del traffico“.
Di seguito il video con le dichiarazioni da parte della Sea Watch
Migranti, l’UE con la Sea Watch: “Le persone vanno portate in un posto sicuro”
La linea dura dell’Italia non viene condivisa dall’Unione Europea: “Tutte le navi con bandiera europea – riferisce Natasha Bertaund – devono seguire le regole internazionali e sulla ricerca e salvataggio in mare, che significa, che devono portare le persone in un porto che sia sicuro e in questo momento la Libia non lo è. In generale la Commissione non ha le competenze per decidere se e dove può avvenire. E’ una questione sotto la responsabilità del Centro Nazionale di coordinamento di soccorso marittimo, che ha in carico le operazioni“.
Migranti, la ONG su Twitter: “Previsto un controllo medico per i naufraghi”
Intanto la Sea Watch sempre attraverso i social ha fatto di sapere di imminenti controlli medici per i naufraghi visto che ancora non è stato comunicato il porto sicuro per poter far sbarcare i naufraghi.
Dopo gli accertamenti sette rifugiati con tre accompagnatori sono stati portati a Lampedusa per le cure.
fonte foto copertina https://twitter.com/seawatch_intl