Pubblica amministrazione, Italia ‘bacchettata’ dalla Corte Ue per i pagamenti in ritardo. Salvini: “Il signor Conte paghi i debiti o si dimetta”.
ROMA – L’Italia ‘bacchettata’ dalla Corte Ue per i pagamenti in ritardo nella pubblica amministrazione. I giudici si sono pronunciati dopo che la Commissione aveva aperto una procedura d’infrazione nei confronti di Roma.
“L’Italia – si legge nel testo citato dall’Ansa – avrebbe dovuto assicurare il rispetto da parte delle pubbliche amministrazioni, nelle transizioni commerciali con le imprese private, in termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni“. Un rimprovero che nelle prossime settimane potrebbe trasformarsi in una sanzione economica se non ci saranno cambiamenti importanti in questo senso.
La lunga battaglia della Commissione Ue
Nei mesi scorsi la Commissione Ue ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per i pagamenti in ritardo nella pubblica amministrazione. Roma, secondo quanto precisato da Bruxelles, non rispetta le indicazioni previste nell’articolo 4 con i conti che devono essere saldati entro 30 o 60 giorni dall’acquisto.
Un pensiero condiviso anche dalla Corte che ha rigettato il ricorso dell’Italia che si appellava alla direttiva 2011/7. Questa impone agli Stati membri di garantire termini massimi di pagamento conformi e di prevedere il diritto dei creditori, in caso di mancato rispetto, a interessi di mora e al risarcimento di tali termini”. La richiesta arrivata da Bruxelles potrebbe portare Palazzo Chigi a risanare tutti i debiti per non rischiare di cadere in una sanzione economica molto importante.
Salvini a Conte: “Paghi o si dimetta”
La sentenza della Corte Ue è stata commentata dallo stesso Matteo Salvini che ha attaccato l’attuale esecutivo: “Invece di passare il tempo a insultarmi – ha detto il leader della Lega – il signor Conte lavori (come la Lega ha chiesto per mesi) perché lo Stato paghi miliardi di euro di debiti nei confronti di privati e imprese. Lo faccia in fretta, o si dimetta“.