Borsa 18 agosto 2020. Mercati del Vecchio Continente deboli, spread in area 140 punti base.
MILANO – Borsa 18 agosto 2020. Seconda giornata consecutiva incerta per i mercati del Vecchio Continente che continuano a pagare il timore di un ritorno dei contagi e la continua disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina.
Tra i dati da segnalare di questo martedì spicca il crollo dell’occupazione in Germania. Secondo i dati che arrivano dal Paese tedesco, il numero delle persone con un posto di lavoro è diminuito di oltre 600mila unità (-1,4%). Dato da record visto che si tratta del maggiore calo dalla caduta del muro di Berlino.
Borsa 18 agosto 2020, Milano chiude a -0,52%
Seconda giornata incerta per quanto riguarda i mercati. Nel Vecchio Continente tutti hanno registrato una chiusura in negativo. La peggiore in questo martedì è stata Londra che ha lasciato per strada lo 0,9%. Male anche Parigi (-0,8%) e Francoforte (-0,4%). Per quanto riguarda Piazza Affari, invece, gli scambi sono stati terminati a -0,56%.
Andamento negativo anche per quanto riguarda i mercati asiatici. Tokyo ha pagato lo 0,2%. Sulla borsa nipponica è pesata l’incertezza legata alla mancata condizione del pacchetto stimoli per l’economia americana. Chiusura contrastata anche per quanto riguarda le borse americane. Il Nasdaq ha guadagno lo 0,73% mentre il Dow Jones ha lasciato per strada lo 0,34%.
L’euro ritorna a rafforzarsi
Giornata stabile per lo spread che ha chiuso in area 140 punti base con il decennale che resta intorno all’1%. Chi torna a rafforzarsi è, invece, l’euro che si avvicina a quota 1,20 dollari. La moneta europea è passata di mano a 1,1939 dollari in un martedì dove ha toccato anche quota 1,1966 dollari, il massimo da due anni.
Tra le materie prime da segnalare la crescita dell’oro che ha registrato un progresso dello 0,7% avvicinandosi nuovamente a 2mila dollari all’oncia. Per quanto riguarda il petrolio, invece, chiusura in calo con il contratto Wti che ha terminato la seduta a 42 dollari. Una seduta a ribasso dovuta sia all’aumento della produzione dell’Opec che al ritorno dei contagi in tutto il mondo.
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