Sassari, 30 positivi al Covid in un gruppo di persone in pellegrinaggio a Medjugorje. Sei soggetti non vaccinati ricoverati in gravi condizioni.
Un pellegrinaggio a Medjugorje si è trasformato in un incubo per 30 persone risultate positive al Covid: e tra i positivi ci sono anche sei soggetti non vaccinati che sono stati ricoverati in ospedale in gravi condizioni. I 30 facevano parte di una comitiva di 180 persone. Il gruppo è partito da Arzachena e ha raggiunto Medjugorje per poi fare ritorno in Sardegna il 28 ottobre. I primi casi di Covid tra i membri della comitiva sono stati registrati già il 2 novembre. E ora preoccupa la tenuta del sistema sanitario della zona di Sassari, con le terapie intensive nuovamente sotto pressione.
Covid, focolaio in un gruppo della Sardegna di ritorno da Medjugorje
Il gruppo di 180 persone, composto principalmente da persone anziane, è partito da Arzachena e ha raggiunto Medjugorje, che si trova in una zona considerata a rischio dal punto di vista epidemiologica. In Bosnia infatti si registra un preoccupante aumento dei contagi. Il gruppo, che ha viaggiato in pullman, ha fatto ritorno in Sardegna il 28 ottobre. L’allarme è scattato il 2 novembre, quando sono stati registrati i primi positivi tra le persone che hanno preso parte al pellegrinaggio.
Trenta positivi e sei ricoverati in ospedale in gravi condizioni
Al 9 novembre sono più di trenta le persone del gruppo che sono risultate positive al Covid e sei soggetti non vaccinati sono stati ricoverati in ospedale a Sassari. Il timore è che il focolaio possa allargarsi a macchia d’olio anche perché le persone che hanno preso parte al viaggio provengono da diverse zone della Sardegna.
I ricoveri
Ora a preoccupare sono i ricoveri in terapia intensiva a Sassari, con il sistema sanitario sotto pressione per l’aumento delle persone che necessitano di assistenza in area medica e in terapia intensiva. Al momento il focolaio del gruppo rientrato da Medjugorje non ha avuto un grande impatto sul tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva, ma il timore è che la situazione, considerata instabile, possa peggiorare.