Alcuni deputati del Pd hanno esposto un striscione contro Fontana “No a un presidente omofobo pro Putin”. Poi, è stato sequestrato.
I due rami del Parlamento hanno concluse le votazioni, ognuno con un suo presidente. Da ieri, al Senato è stato eletto Ignazio La Russa mentre alla Camera si guadagna il posto come presidente Lorenzo Fontana. Un volto che non tutti applaudono, a causa del suo essere un leghista radicale ed estremista con ideologie omofobe. Uno striscione riferito a lui in Aula citava “No a un presidente omofobo pro Putin”.
All’inizio della seduta in Aula a Montecitorio questa mattina, i deputati del Pd Alessandro Zan e Rachele Scarpa hanno appeso uno striscione palesemente riferito a Lorenzo Fontana. “No a un presidente omofobo pro Putin”, si leggeva. Ma gli assistenti parlamentari sono intervenuti subito per sequestrarlo.
Polemiche in Aula
Con 222 voti, Lorenzo Fontana ha raggiunto il quorum ed è stato eletto presidente della Camera. Il centrodestra è esploso in un grande applauso, ma non tutti sono stati contenti della sua vittoria. Trattandosi di un leghista radicale ed estremista ultra cattolico fervente sostenitore della cosiddetta “famiglia naturale”, ha suscitato polemiche in alcuni deputati del Pd.
Così, è avvenuta una manifestazione pacifica all’interno dell’Aula perché, come ha dichiarato Alessandro Zan: “non può essere eletto terza carica dello Stato chi ha costruito tutta la sua esistenza politica su parole d’odio è discriminazione”.
Rachele Scarpa invece commenta su Facebook l’accaduto di stamattina dicendo: “Non dimentichiamo le simpatie di Lorenzo Fontana per Vladimir Putin, il suo citarlo come modello morale a cui l’Occidente avrebbe dovuto rivolgersi, la sua partecipazione come osservatore al referendum farsa per l’annessione russa della Crimea, le sue magliette in cui chiedeva il taglio delle sanzioni alla Russia”.
La giovane deputata del Pd ricorda come, durante il World Congress of Families a Verona, Fontana abbia espresso le sue posizioni “discriminatorie, misogine, reazionarie”. Di recente invece ha aderito alla Rete Ready, contro le discriminazioni, ma resta un volto che non rappresenta i valori del Pd.