La strage di Erba: il nuovo capitolo tra la vita di Rosa Bazzi e le sconvolgenti rivelazioni di Olindo Romano.
Dopo 17 anni trascorsi dietro le sbarre, la vita di Rosa Bazzi prende una svolta inaspettata. Concessa la possibilità di uscire quotidianamente dal carcere di Bollate per lavorare in una cooperativa sociale, la donna sembra intraprendere un cammino di riabilitazione. Tuttavia, la tranquillità di questo nuovo inizio viene interrotta dalle parole di Olindo Romano, suo marito e complice nella strage di Erba che ha sconvolto l’Italia.
La rivelazione di Olindo: Tra rabbia e rimorso assente
In un’intervista esclusiva a Quarto Grado, Olindo Romano apre una finestra oscura sulle motivazioni che hanno portato alla notte del terrore. Con un racconto crudo e diretto, descrive l’escalation di violenza culminata nella strage: “La comunicazione del processo è arrivata tre mesi prima… Lì non ci abbiamo più visto.“ Le sue parole dipingono un quadro di rabbia incontrollata, una violenza scatenata da motivazioni banali e da un sentimento di vendetta personale.
La confessione di una notte di orrore
La descrizione dettagliata di quella notte fa emergere la ferocia inimmaginabile dell’atto compiuto: l’uso di spranghe di ferro e coltelli, l’aggressione premeditata e l’assenza totale di pietà verso le vittime, inclusi una madre e il suo bambino. Olindo non esita a rivelare la dinamica degli omicidi, sottolineando la mancanza di rimorso per le azioni commesse. Le sue parole lasciano trasparire una freddezza e un disprezzo per la vita umana che sconvolgono e interrogano sulla natura del male.
Come rivelato da Quarto Grado, nel racconto inedito di Olindo emerge la seguente dichiarazione: “Quella sera sono entrato prima io perché mia moglie è piccolina, aveva mal di testa. La prima che c’era davanti era Raffaella. Due colpi, un colpo ed è caduta per terra secca. La madre idem. Non ho visto cosa ha fatto mia moglie. Ma sicuramente è andata là e ha sgozzato il bambino. Poi non so se ha dato qualche coltellata anche a Raffaella. Dopo abbiamo dato fuoco, abbiamo chiuso la porta, e ce ne siamo andati“, ha riferito. Qual è il movente della strage? “Io sono tranquillissimo. Però la spugna quando è piena, esplode.“
La giustificazione data da Olindo per la strage rivela un mix tossico di pregiudizi, frustrazioni e incomprensioni. Dalle lamentele per il rumore alla convivenza difficile con “tossici e drogati“, l’uomo dipinge un quadro di una tensione crescente, culminata in un atto di violenza estrema. La sua conclusione, che “la fine che ha fatto se l’è meritata“, mostra un distacco allarmante dalla gravità dei fatti, ponendo interrogativi profondi sulla capacità di empatia e sul concetto di giustizia personale.
Il percorso di Rosa Bazzi fuori dal carcere rappresenta un tentativo di reintegrazione nella società, ma le parole di Olindo Romano gettano una luce oscura sulla strada verso la redenzione. La storia della strage di Erba rimane un capitolo doloroso nella cronaca italiana, un ricordo di come la vita possa essere spezzata da gesti di inaudita violenza e di come il cammino verso il perdono e la comprensione sia ancora lungo e tortuoso.