Le ultime di “Quarto Grado” confermano che Liliana Resinovich sarebbe morta per asfissia il 14 dicembre 2021. Nuove prove riaprono il caso.
Il mistero attorno alla morte di Liliana Resinovich continua a far discutere. La donna, scomparsa il 14 dicembre 2021 da Trieste, è stata ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022 in un’area boschiva nei pressi dell’ex ospedale psichiatrico della città.
Inizialmente, le ipotesi investigative hanno preso in considerazione il suicidio, basandosi sul ritrovamento del corpo avvolto in sacchi neri. Tuttavia, questa teoria è stata sempre contestata dai familiari della vittima, convinti che si trattasse di un omicidio. Nelle ultime settimane, nuove perizie e rivelazioni hanno portato alla luce dettagli che potrebbero rappresentare una svolta nel caso.
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Le nuove prove: una morte per asfissia
Secondo quanto emerso nel corso dell’ultima puntata di Quarto Grado, gli elementi raccolti dagli esperti indicano che Liliana sarebbe morta per asfissia provocata da terzi.
Le analisi medico-legali hanno evidenziato alcune lesioni significative sul corpo della vittima, tra cui una frattura alla vertebra T2, una lesione allo sterno e un’altra a livello polmonare subpleurico. Il professor Vittorio Fineschi, consulente della famiglia Resinovich, ha sottolineato che “è molto difficile che una lesione vertebrale sia una lesione accidentale, evidentemente anche questa potrebbe far parte del complesso lesivo legato all’aggressione”. Come scritto da ilsussidiario.net
Anche il professor Mauro Bacci, anatomopatologo e consulente della cugina di Liliana, Silvia Radin, ha confermato che tali ferite difficilmente possono essere compatibili con un gesto volontario.
L’ortopedico Massimiliano Leigheb ha inoltre spiegato che una frattura alla vertebra T2 non è tipicamente causata da un colpo diretto alla schiena, ma da un movimento forzato: “Viene causata da un meccanismo indiretto, la persona deve essere forzata con la schiena spiegata, o estesa o a torsione”.
Un altro elemento emerso è la possibilità che Liliana sia stata soffocata con un indumento morbido, come un guanto, ipotesi sostenuta da Gabriella Marano, consulente del fratello della vittima, Sergio Resinovich. Questo dettaglio potrebbe spiegare anche la presenza di “impronte sui sacchi neri trovati attorno alla povera donna di Trieste”.
La data della morte: una conferma inquietante
Oltre alla causa del decesso, un altro elemento fondamentale riguarda la data della morte. Secondo quanto riportato da Quarto Grado, la dottoressa Cristina Cattaneo avrebbe stabilito che Liliana sarebbe morta il 14 dicembre 2021. Lo stesso giorno della sua scomparsa.
Questa rivelazione solleva un ulteriore interrogativo: “Dove è stata per due settimane la donna, visto che non aveva morsi di animali né tantomeno segni evidenti di decomposizione, e il cadavere era tutto sommato pulito?”. Il tutto come riportato da ilsussidiario.net
Questa domanda lascia aperti molti scenari: è possibile che il corpo di Liliana sia stato conservato in un luogo freddo prima di essere abbandonato nel boschetto? Se così fosse, chi l’ha nascosta e perché?
Le nuove prove emerse rafforzano l’ipotesi di un omicidio premeditato. La frattura alla vertebra, le lesioni interne e l’assenza di segni evidenti di decomposizione lasciano pochi dubbi sulla dinamica della morte di Liliana. La conferma della data del decesso al 14 dicembre 2021 spinge gli inquirenti a interrogarsi su dove possa essere stata la donna nelle settimane seguenti e chi possa averla uccisa.
La verità su questa vicenda sembra ancora lontana. Ma le nuove perizie potrebbero finalmente dare una risposta ai dubbi della famiglia e portare giustizia per Liliana Resinovich.