Liliana Resinovich: autopsia, giallo GoPro e le parole del fratello
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Liliana Resinovich, il nuovo giallo sull’autopsia e la certezza del fratello

Liliana Resinovich

Il caso della morte di Liliana Resinovich resta ancora irrisolto: svolta possibile nell’autopsia anche se la vicenda continua ad essere complessa.

L’esito della super perizia su Liliana Resinovich ha confermato le modalità con cui la donna è stata uccisa. Eppure sul caso della 63enne sembra essere ancora ben lontano dalla sua conclusione. Troppi i dubbi e i misteri legati anche all’autopsia oltre a che dei punti dell’indagine ancora irrisolti e con diverse lacune. A sollevare nuovi interrogativi ci ha pensato il fratello della Resinovich, Sergio, parlando a ‘Chi l’ha visto?’ su Rai 3.

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Liliana Resinovich: il giallo della GoPro e la cremazione

Sono settimane intense per quanto riguarda il caso della morte di Liliana Resinovich, la donna di 63 anni scomparsa il 14 dicembre 2021 e il cui corpo fu trovato il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste. I recenti sviluppi riguardanti il DNA sul suo corpo avrebbero fatto emergere nuovi interrogati.

Intervenuto a ‘Chi l’ha visto?’ su Rai 3, il fratello della vittima, Sergio, ha posto nuove domande su alcune lacune legate alle indagini. Secondo quanto ha evidenziato la trasmissione televisiva durante l’ultima puntata andata in onda, un punto importante riguarda la GoPro del marito di Liliana, Visintin. Da quanto si apprende, tali filmati della GoPro riportano normalmente data e ora di realizzazione, ma questi dati possono essere modificati tramite pochi facili passi da un computer. Il sospetto dei familiari della vittima è che Visintin possa aver cambiato data e orario sui video poi consegnati agli investigatori come suo alibi.

“Prima della scomparsa di mia sorella, mi sembra tra il 26 e il 28 novembre mi accorsi che nella GoPro ci fosse già un’applicazione. Lui mi chiese di aiutarlo a metterne una nuova perché quella era vecchia, ma come mai non mi aveva chiesto prima di aiutarlo a mettere quella precedente?”, ha fatto sapere Sergio, fratello della Resinovich.

Ulteriore passaggio riguarda la cremazione del corpo della donna alla quale Sergio si è fortemente opposto: “Quando è stato ritrovato il corpo, io avevo detto che non ero d’accordo a cremarla e mi sono opposto in Procura. E meno male che ho preso questa decisione perché questo ha permesso di poter fare indagini sul corpo”.

Il caso dell’autopsia e il DNA

Altri particolari sul caso sono poi emersi con focus sul DNA trovato sul corpo della Resinovich. Al netto dei campioni piliferi rinvenuti, non sarà facile associare un nome a quanto trovato. A spiegare meglio la questione è stato a Fanpage.it l’ex commissario di Polizia, Celeste Bruno, che da tempo segue la vicenda. “Il DNA è fondamentale, è vero ma va contestualizzato. Nel caso dei test sui peli, non è detto che si arrivi al nome e cognome dell’assassino, perché possono esserci tanti motivi per cui quelle tracce sono lì”.

Secondo l’ex commissario occorre ricostruire esattamente la vita della vittima per capire meglio quali siano stati i vari step che hanno poi portato al tragico ritrovamento. “Se potrebbe essere uno tra Visintin e Sterpin l’assassino? Sappiamo che sono almeno due le persone attenzionate: Sebastiano Visintin, il marito di Lilly, e Claudio Sterpin che sarebbe un presunto amante”, ha detto l’ex commissario.

In questo senso l’esito dell’autopsia potrebbe non bastare a chiarire chi davvero sia stato l’assassino, cosa che avrebbe del clamoroso ma che è stata ben spiegata dall’esperto: “Ovviamente il DNA è sempre utile, perché se le analisi dovessero mostrare una coincidenza con uno degli individui sotto la lente di ingrandimento della Procura, saremmo a metà strada per risolvere il caso. Se non dovesse esserci coincidenza, non è escluso che porti al nome di una terza persona ancora sconosciuta. C’è da dire che il DNA non è tutto, che attorno a quel dato bisogna costruire una storia logica”.

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ultimo aggiornamento: 14 Marzo 2025 13:10

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