Giuseppe Conte denuncia l’escalation in Medio Oriente e l’inerzia dell’Europa. La corsa al riarmo, secondo il leader M5S.
Il contesto internazionale è segnato da forti tensioni, soprattutto nel Medio Oriente, dove le azioni militari si susseguono in modo allarmante, lo sa bene Giuseppe Conte. Mentre si parla di attacchi a infrastrutture strategiche e di violazioni del diritto internazionale, il ruolo dell’Europa appare sempre più marginale. In questo clima di incertezza, le voci critiche si alzano per denunciare una pericolosa deriva.
A Salerno, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha espresso con toni decisi la sua preoccupazione: “Stiamo assistendo a un’escalation, ormai Netanyahu sta riscrivendo il diritto internazionale a suo piacimento. Sta realizzando un genocidio a Gaza e da ultimo ha attaccato infrastrutture strategiche in Iran.”

L’Italia e la corsa al riarmo
Le tensioni non riguardano solo lo scenario mediorientale. Anche in Europa, e in particolare in Italia, si sta aprendo un nuovo fronte: quello della corsa al riarmo. Conte ha evidenziato come le dichiarazioni dei principali esponenti del governo siano contraddittorie e poco trasparenti. “Tajani aveva detto che non era previsto un attacco, dopo poche ore è stato smentito. Meloni invece è sempre lì, alla ricerca di capire quale sarà la prossima mossa di Trump per schierarsi ovviamente a suo favore, a favore degli Stati Uniti.”
Questo allineamento senza spirito critico verso gli Stati Uniti e la volontà di aumentare le spese militari vengono interpretati come un pericolo concreto: “La verità è che l’unica cosa certa è questa corsa al riarmo. Ci vogliono portare anche al 5% col prossimo Vertice della Nato. Per noi significa aumentare sino a quattro volte addirittura gli investimenti e le spese militari. E l’unica cosa certa ancora è questa escalation militare che non porterà assolutamente più sicurezza, ma anzi più insicurezza a tutti i cittadini.” Il tutto come riportato da ansa.it
Le parole di Giuseppe Conte
Le parole di Conte fotografano un’Europa afona, divisa, incapace di prendere posizione di fronte a una delle crisi geopolitiche più gravi degli ultimi decenni. In un’epoca di conflitti crescenti, le scelte politiche e strategiche sembrano orientate più all’aumento del potenziale bellico che alla ricerca della pace. La denuncia è chiara: più armi non significano più sicurezza, ma solo l’avvicinarsi di nuovi e più estesi conflitti. Ma c’è anche da dire se non si interviene a che punto si può davvero arrivare? Forse meglio non scoprirlo.