Global gender gap report 2025: i risultati
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Direttore: Alessandro Plateroti

Global gender gap report 2025: i risultati

Gender pay

Pubblicati la scorsa settimana i risultati del Global Gender Gap Report del Word Economic Forum per l’anno in corso.

I dati vedono nel gruppo di testa, per il sedicesimo anno consecutivo, Islanda, Finlandia, Norvegia, Regno Unito e Nuova Zelanda.

Passati da 132 a 123 gli anni che mancano per il pieno raggiungimento della parità di genere a livello globale, i dati certificano finalmente un dato positivo: il divario di genere globale è al 68%, il risultato migliore dopo la pandemia.

Ricordiamo che ogni anno i tecnici del World Economic Forum analizzano i dati raccolti in 148 paesi dei cinque continenti con riferimento a 4 macro aree – salute e sopravvivenza, partecipazione all’educazione, partecipazione economica e partecipazione politica – e, sulla base dei risultati, determinano l’indice che misura la percentuale di riduzione del gender gap.

I progressi maggiori

Dall’analisi tecnica emerge che i maggiori progressi si sono verificati sul fronte della partecipazione economica e politica delle donne, mentre i settori di salute e istruzione mantengono valori vicini alla parità uomo donna. Molto meno felice è la situazione della partecipazione al mercato del lavoro: le donne costituiscono il 41.2% della forza lavoro ma il tetto di cristallo resta, visto che soltanto il 28,8% delle posizioni di vertice è occupata da donne. 

Eppure, come ha dichiarato Saadia Zahidi, managing director del Word Economic Forum “le economie che hanno compiuto passi decisivi verso la parità si stanno posizionando per una crescita più forte, innovativa e resiliente”.

I risultati dell’Italia

L’Italia segna un miglioramento di due punti, restando comunque solo all’ottantacinquesimo posto su 148 Paesi. A sorreggere il risultato i dati relativi alle aspettative di vita e alla salute in genere, che ci vedono comunque 89esimi nella classifica mondiale e quelli sull’educazione, in cui siamo 51esimi, sebbene ci sia ancora un significativo divario nell’accesso alle materie STEM.

Non male la partecipazione politica: siamo 65esimi e possiamo vantare una Presidente del Consiglio e una leader del principale partito di opposizione donne mentre si susseguono per la prima volta nomine di donne ai vertici nelle Università, nelle massime Corti e in genere nelle istituzioni. Non male neanche i risultati per la leadership nelle aziende, grazie anche all’introduzione della legge Golfo Mosca sulle quote rosa per cui il nostro paeseè stato apripista nell’Unione Europea.

Ragazze in ufficio
Donne lavoratrici che rappresentano le quote rosa – newsmondo.it

Tutt’altro discorso la partecipazione delle donne al mondo del lavoro in cui l’Italia, nonostante rappresenti una delle economie più avanzate del pianeta, è solo 117esima. A pesare, quest’anno come sempre, gli enormi problemi strutturali: dal gender pay gap alla difficoltà di conciliazione vita-lavoro, per via della carenza di infrastrutture, scuole per l’infanzia, organizzazione del lavoro in azienda e orari scolastici non compatibili con la modernità.  A tutto ciò si aggiunge, naturalmente, una mentalità difficile da sradicare che vede affidata alle sole donne la più parte dei carichi di cura.

È evidente che interventi in tale senso sono imperativi, non solo per le donne ma per la crescita dell’intero sistema paese.   

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ultimo aggiornamento: 17 Giugno 2025 17:56

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