La difesa di Alessandro Impagnatiello, nel processo d’appello del 25 giugno, nega premeditazione e crudeltà nell’omicidio di Giulia Tramontano.
Se a Garlasco si indaga su un capello di tre centimetri, nel processo d’appello per l’omicidio di Giulia Tramontano la difesa di Alessandro Impagnatiello tenta di ribaltare la sentenza di primo grado. Il 25 giugno, davanti alla Corte, gli avvocati cercheranno di dimostrare che non ci fu né premeditazione né crudeltà. Secondo la loro versione, come riportato da Leggo.it, l’intento non era uccidere la compagna, ma soltanto il feto.

Giulia Tramontano: la strategia della difesa di Impagnatiello
Nell’atto d’appello di 25 pagine, firmato dall’avvocata Giulia Geradini, si sostiene che Alessandro Impagnatiello non avrebbe pianificato l’omicidio della compagna. “Non c’è premeditazione“, si legge chiaramente nel documento.
Viene contestata l’ipotesi secondo cui l’imputato avrebbe coperto divano e tappeto per evitare tracce di sangue: “non è stato in alcun modo dimostrato“. Anche la ricerca effettuata su internet, “ceramica bruciata vasca da bagno“, viene ritenuta troppo vicina temporalmente al delitto per sostenere una pianificazione.
La difesa descrive le azioni dell’imputato come “grossolane e maldestre“: l’acquisto della benzina avviene dopo l’omicidio, così come il carrello comprato il 30 maggio per spostare il cadavere. Inoltre, il corpo viene trascinato più volte lungo le scale condominiali “altamente frequentate“. Dettagli che, secondo la difesa, dimostrerebbero l’assenza di lucidità e l’impossibilità di parlare di un delitto premeditato.
“Voleva solo uccidere il feto”
Un punto centrale della linea difensiva, aggiunge Leggo, è l’obiettivo iniziale dell’imputato: colpire solo il feto. “Lo scopo era provocare l’aborto della Tramontano e non causarne la morte“, si legge nell’appello.
Le ricerche di Alessandro Impagnatiello sui veleni per topi, che sarebbero stati somministrati a Giulia mesi prima, si concentrano “sempre ed esclusivamente sul feto“. Il bambino, Thiago, viene descritto come “un ostacolo per la sua carriera, per la sua vita, per l’acquisto della casa futura e per la relazione con Tramontano“.
Quanto all’aggravante della crudeltà, la difesa sottolinea che la donna sarebbe stata colpita alla schiena senza accorgersi di quanto stava accadendo. Per questo motivo, secondo l’avvocata Geradini, la vittima non avrebbe avuto la consapevolezza che stava per morire insieme al bambino.
Infine, vengono richieste attenuanti generiche. Impagnatiello avrebbe manifestato pentimento alla famiglia della vittima e, nel corso del processo, si sarebbe sottoposto a un lungo esame in cui ha fatto una “lucida analisi della condotta tenuta“, dichiarandosi travolto dall'”immenso castello di bugie” che lui stesso aveva costruito.