Guido Crosetto si rivolge agli attivisti della Flotilla a poche ore dall’ora X: l’ultimo appello del ministro del governo di Giorgia Meloni.
Mentre il presidente Donald Trump minaccia Hamas: “Tre o quattro giorni per accettare, sennò…”, il ministro della Difesa Guido Crosetto rompe il silenzio e lancia un ultimo appello agli attivisti della Global Sumud Flotilla prima dell’ora X. Ecco, a seguire, le dichiarazioni dell’esponente del governo di Giorgia Meloni.

Flotilla verso Gaza: l’ora X della fregata Alpino
In parallelo all’ultimo appello del ministro Guido Crosetto, come riportato da Today, lo Stato maggiore della Difesa ha annunciato che la fregata Alpino della Marina militare italiana “sarà disponibile ad accogliere ogni persona che manifesti la volontà di trasferirsi a bordo, nel rispetto delle procedure di sicurezza e delle normative internazionali“.
La nave raggiungerà le 150 miglia nautiche dalle coste di Gaza alle ore 02:00 del 1° ottobre, la cosiddetta ora X, limite oltre il quale non procederà, “per non pregiudicare in alcun modo le garanzie di sicurezza delle persone imbarcate“. Si tratta, di fatto, dell’ultima possibilità per un trasferimento sicuro.
L’ultimo appello del ministro Guido Crosetto
“Il compito dichiarato della Global Sumud Flotilla era di far giungere aiuti e richiamare l’attenzione sulle difficoltà con cui arrivavano a chi ne ha bisogno“, afferma Guido Crosetto, sottolineando come l’obiettivo della missione potrebbe essere centrato anche “dall’accettazione del piano Usa per la Palestina che, in qualche modo, può aprire la strada alla pace e agli aiuti umanitari“.
Il ministro del governo di Giorgia Meloni spiega, come riportato da L’Ansa, la necessità di un passo indietro da parte degli attivisti, sollecitandoli a riflettere sulle alternative: “Proprio per questo mi sento in dovere di fare loro un ultimo appello affinché prendano atto di ciò che sta accadendo e affinché utilizzino una delle soluzioni alternative prospettate da più parti, in primis il Patriarcato della Chiesa cattolica, negli ultimi giorni, per far arrivare gli aiuti“.
Contesta anche il linguaggio usato per descrivere la situazione: “Se l’accordo internazionale in itinere fornisse una risposta ai tanti problemi da loro sollevati verrebbe meno anche la necessità di ‘entrare in contatto’ (termine che preferisco al termine ‘forzare’ che è stato impropriamente utilizzato) con il blocco navale israeliano, correndo rischi non più giustificati dal fine“.
Infine, lancia un monito chiaro su eventuali provocazioni: “Se, invece, il fine reale ed ultimo fosse quello di ottenere una reazione israeliana continueremo a lavorare perché gli avvenimenti successivi e conseguenti siano gestiti senza violenza e con i minori rischi possibili per tutti“.