Secondo l’imprenditrice digitale la legge 194 è a rischio con Giorgia Meloni.
In una storia su Instagram l’influencer Chiara Ferragni ha attaccato Fratelli d’Italia sull’aborto: ”Ora è il nostro tempo di agire e far si che queste cose non accadono” si vede lo sfondo di una sala operatoria. ”Fdi ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni” denuncia l’imprenditrice. Proprio ieri è partita la campagna elettorale ad Ancona di Giorgia Meloni.
Prontamente arriva la replica dal partito di Fratelli d’Italia. “Se la stampa e le influencer vogliono occuparsi seriamente dell’aborto nella regione Marche – affermano Isabella Rauti, responsabile del dipartimento famiglia di Fdi ed Eugenia Roccella candidata nelle liste di Fratelli d’Italia – dovrebbero informarsi sulla base dei dati e consultare le relazioni annuali al Parlamento sulla legge 194. Per esempio, leggendo l’ultima firmata dal ministro Speranza si evince che nelle Marche l’offerta del cosiddetto servizio di Ivg è di gran lunga superiore a quella nazionale: le interruzioni volontarie di gravidanza, possono essere effettuate nel 92,9% delle strutture sanitarie mentre la media italiana è del 62%”.
Per la sinistra l’aborto è a rischio se sale al governo Fratelli d’Italia
Queste dichiarazioni però vanno in contrasto con quello dichiarato dalla dem Cirinnà che dichiara che nelle Marche “come in Umbria, in Abruzzo e in molte altre regioni governate dalla destra, scegliere di interrompere una gravidanza e farlo in modo sicuro e rispettoso della dignità e della libertà è praticamente impossibile”. Incalza Laura Boldrini che dice che “la destra vuole togliere alle donne il diritto di decidere”.
“Per quanto riguarda gli obiettori, il numero di aborti a carico dei medici non obiettori è 0,8 aborti a settimana, non sembra quindi che l’obiezione di coscienza, diritto civile previsto dalla legge 194, sia un ostacolo” si difende il partito di Giorgia Meloni. Le candidate rispondono anche sulla pillola RU486, ovvero l’aborto chimico. Secondo FdI le linee guida del Ministero non sono vincolanti (infatti l’Emilia Romagna ne ha sempre avute di proprie, diverse da quelle nazionali); e soprattutto che quelle attuali, emanate dal ministro Speranza, non rispettano la stessa legge 194, quando prevedono che l’aborto possa essere effettuato nei consultori ovvero fuori dalle strutture ospedaliere.
Inoltre concludono dicendo che “la pillola Ru486 è un aborto più economico per il servizio sanitario ma più pericoloso per la salute delle donne, considerati i numerosi effetti collaterali e una mortalità più alta, come emerge dalla letteratura scientifica in materia”.