Le adozioni straniere sono in calo: sempre meno famiglie italiane adottano un bambino. Quali sono i motivi che rendono difficoltoso l’iter?
La senatrice Monica Cirinnà ha annunciato l’intenzione del governo di rivedere la legge sulle adozioni. I cambiamenti in questione si pongono l’obbiettivo di facilitare la stepchild adoption (la possibilità di riconoscere il figlio del partner), ma anche quello di rendere meno difficoltoso l’iter per adottare un bambino.
Difatti, adottare un bambino in Italia non è per niente semplice. Il procedimento è complesso e rigido, e secondo i dati del Dipartimento per la giustizia minorile, solo 1 coppia su 4 riesce ad adottare un bambino. Il numero delle famiglie che riescono ad adottare un bambino è fortemente in calo.
Nella fattispecie, in Italia nel 2021 le famiglie hanno adottato solo 680 bambini stranieri. Nel 2020 invece il dato era di 669, che risulta essere il minimo storico da quando è stata promulgata la legge che regolamenta le adozioni.
I dati
I numeri sono sensibilmente in calo rispetto agli anni scorsi. Ad esempio, nel 2019 si erano contate 1.205 adozioni. I numeri sono raccolti nell’ultimo rapporto della Commissione per le adozioni internazionali, relativo al 2021. Negli anni precedenti, le adozioni erano ancora più frequenti registrando nel 2012 un totale di 3.106 adozioni.
Sembra che uno dei fattori incisivi nel calo delle adozioni di bambini stranieri sia anche la recente pandemia da Covid-19. Nonostante nell’analisi compaia un sottile aumento del numero delle adozioni – nella fattispecie il 7% – , i numeri in questione sono ben al di sotto della media registrata nel periodo pre-pandemia.
Paola Crestani, presidente del Ciai, il Centro italiano aiuti per l’infanzia, ha parlato della questione. «Gli stranieri adottati nel nostro Paese nel 2014 sono stati 1.969, provenienti principalmente da Russia, Etiopia, Polonia, Brasile, Colombia, Cina».
E continua: «Gli italiani che hanno trovato una casa sono stati 1.072. Ma erano il doppio 10 anni fa. Andare all’estero costa e la crisi da noi si è fatta sentire. Di contro, la situazione economica in molti Paesi è migliorata, col risultato che spesso i minori sono ragazzi grandi o problematici che non tutti sono disponibili ad accogliere».