Nuovo allarme per l’Unione europea da parte della Serbia, dopo la vittoria di Vucic arrivano armi da Pechino.
Sono atterrati all’aeroporto di Belgrado sei aerei cargo dalla Cina che conferma l’alleanza tra Cina e Serbia che con Mosca forma un perfetto triangolo che mette in allarme l’Unione europea. Con la Serbia il pericolo si trova nel cuore dell’Ue e questa minaccia potrebbe alzare la tensione tra i poli in guerra. Il motivo sta nel fatto che il paese balcanico sta rifocillando la sua difesa e il suo esercito mentre la Cina si sta facendo largo anche in un altro mercato, ovvero quello della tecnologia militare. La Cina è al primo posto nella classifica delle vendite di droni armati.
Si tratterebbe di un semplice rapporto commerciale se non ci fossero dinamiche belliche ed espansionistiche dietro. La Serbia ha appena rieletto il sovranista Vucic, grande amico di Putin insieme ad Orban in Ungheria. I suoi progetti di far rivivere la grande Serbia preoccupano di nuovo l’Europa dopo trent’anni dalle guerre provocate proprio dalla Serbia in ex Jugoslavia.
Gli ultimi scontri verbali tra Pechino e la Nato stanno alzando la tensione tra i due poli. Questa mossa da parte della Cina rischia di essere un altro segnale nella sua caccia agli alleati contro gli Stati Uniti alimentando il sentimento antieuropeo della Serbia. I due paesi hanno smentito che questa opeazione commerciale abbia a che fare con la situazione attuale in Ucraina ma ha destato comunque preoccupazioni in Europa.
La tensione sale intorno
L’armamento bellico della Serbia viene metà dalla Cina e metà dalla Russia, inoltre, gli investimenti di Xi Jinping in Serbia mostrano la volontà di avere un alleato in Europa che si opponga alle istituzioni di Bruxelles. La tensione per il comportamento di Belgrado aumenta soprattutto nella regione memore dei conflitti di trent’anni fa. Il ministro degli Esteri croato Gordan Grlic Radman, ha definito “insostenibile” il comportamento di Belgrado e il rifiuto di allineare la sua politica estera con quella dell’Ue aderendo alle sanzioni contro Mosca.