Caso “Partygate”, la Camera dei Comuni approva la condanna per Boris Johnson

Caso “Partygate”, la Camera dei Comuni approva la condanna per Boris Johnson

Durante il voto non era presente l’attuale primo ministro inglese Rishi Sunak.

La vicenda Partygate arricchisce la propria trama con un altro sviluppo. La Camera dei Comuni britannica ha dato il via libera al rapporto di condanna della commissione bipartitica di Westminster nei confronti di Boris Johnson. L’ex premier è accusato di aver “fuorviato il Parlamento” durante il suo mandato governativo. Il rapporto del Comitato per i Privilegi è stato approvato in un’aula a metà vuota, con il supporto di tutti i partiti dell’opposizione e di alcuni membri del partito Tory. Sia l’attuale premier Rishi Sunak che molti membri della maggioranza erano assenti.

La decisione presa dalla Camera dei Comuni

Il testo è stato votato favorevolmente da 354 membri (rispetto ai circa 650 in totale) e ha ricevuto solo 7 voti contrari. Si riferisce al noto caso Partygate, che riguarda la vicenda degli eventi organizzati a Downing Street in aperta violazione delle restrizioni anti-Covid in vigore durante la pandemia.

La condanna è stata approvata dopo una lunga discussione in Parlamento, ma molte persone importanti come il premier conservatore Rishi Sunak e vari ministri non erano presenti. La ministra Penny Mordaunt, Leader della Camera, ha rappresentato il governo durante la discussione. La donna ha sottolineato l’importanza di preservare l’integrità e il rispetto delle istituzioni, dando il suo voto a favore della condanna dell’ex premier.

Boris Johnson

Le tensioni in Parlamento

Durante il dibattito Thangam Debbonaire, Leader of the House del governo ombra laburista, si è rivolta ai deputati intenzionati ad astenersi e ai sostenitori di Johnson. Ha chiesto loro di riflettere sulle famiglie delle vittime della pandemia e sull’impatto del loro voto. Inoltre, ha criticato Sunak per la sua mancanza di coraggio nel non prendere una posizione in merito al rapporto del Privileges Committee.

L’attuale primo ministro ha dichiarato di non voler influenzare il voto dei deputati, lasciando loro libertà di scelta. Alcuni hanno parlato di “codardia“, come la deputata dei Verdi Caroline Lucas. Mentre Theresa May ha invece fatto appello alla responsabilità e al rispetto delle regole, valide dentro e fuori il Parlamento.

Come si è difeso Boris Johnson

Jacob Rees-Mogg, l’ex ministro, ha difeso Johnson nel processo, criticando la commissione bipartitica di Westminster per il modo in cui stava svolgendo l’inchiesta sul caso del Premier. Secondo lui, la commissione si era mostrata prevenuta dal momento dell’apertura dell’inchiesta e aveva un atteggiamento vendicativo nei confronti di Johnson.

Rees-Mogg ha paragonato i metodi utilizzati dal Privileges Committee a quelli della Cina comunista, interrompendo anche l’intervento di Harriet Harman, presidente laburista della commissione bipartitica. Nonostante le sue argomentazioni, Johnson non è stato scagionato dalle accuse.

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