La cosa forse più affascinante della pianta di cannabis, insieme ai misteri dell’interazione delle sostanze in esse contenute con il nostro organismo, sono le infinite varietà che esistono, delle quali un assaggio si può leggere cliccando qui.
L’uomo ha infatti creato, attraverso l’ibridazione delle diverse tipologie di questa pianta, un panorama di strein differenti sia esteticamente che per gli effetti che provocano su di esso con il loro utilizzo. È stato il modo con cui è stato possibile adattare la pianta alle diverse esigenze che si sono susseguite con il passare del tempo e che hanno, attraverso gli stratagemmi della scienza agraria, portato a un’evoluzione della pianta, agendo prevalentemente sui suoi semi.
Semi che hanno raccolto le caratteristiche proprie di ogni varietà per creare dei mix che permettessero una più facile coltivazione o maggiore resistenza agli agenti atmosferici, nonché, per quanto qui interessa maggiormente, una calibrazione diversificata delle sostanze contenute nelle infiorescenze.
Dall’antichità a oggi
Partendo da molto lontano del tempo, gli antichi ben conoscevano la pianta di cannabis e ne sfruttavano le proprietà soprattutto a uso terapeutico. Se a un primo impatto questo, al giorno d’oggi, sembra molto strano, non c’è da meravigliarsi quando si pensa che a quei tempi il rapporto tra la concentrazione THC, o tetraidrocannabidiolo, e CBD, o cannabinolo, nelle infiorescenze era molto più proporzionato, quasi paritario. Ancor più chiaro se si conoscono gli effetti benefici ad ampio spettro del CBD, che ha proprietà rilassanti, antinfiammatorie, analgesiche e di cura dell’epilessia, dell’ansia, schizofrenia e della depressione.
In seguito, è stata ricercato più l’aspetto di stordimento, di sballo proprio del THC, sostanza psicotropa che va pertanto ad alterare le facoltà mentali, con svariati effetti, diversi anche da persona a persona. Era anche il tempo in cui l’espressione artistica era spesso veicolata e ispirata da sostanze stupefacenti che, a detta loro, aprivano scenari del mondo e dell’Io inesplorati.
Anche la pianta di cannabis è stata trasformata per asservirsi a questo fine e sono state progressivamente creati dei tipi che contenessero un livello di THC molto superiore, a volte anche 24 volte, a quello del CBD, quest’ultimo andando a mitigare solo in parte gli effetti del tetraidrocannabinolo.
Con il proibizionismo anche la marijuana era rientrata, insieme all’alcool, l’oppio, allucinogeni e altre sostanze eccitanti tra i prodotti banditi e espulsi da una società ripulita da una legislazione che catalogava tutti questi composti chimici o naturali come sostanze stupefacenti e, perciò, assolutamente vietate. Questo atteggiamento si è protratto fino ai giorni nostri, con una lieve recente apertura nei confronti della cannabis, oltre che dell’alcool.
Dagli studi che sono iniziati a occupare della pianta di cannabis è emerso che al contrario del THC, il CBD non ha effetti psicotropi, né dà assuefazione, anzi è idoneo a smorzare queste caratteristiche del tetraidrocannabidiolo. Inoltre agendo sul sistema endocannabinoide e sui recettori della serotonina e del GABA del nostro organismo è un’efficace cura contro una lunga serie di patologie e disturbi, oltre all’effetto rilassante che ne è proprio.
È proprio questo quel che viene cercato nei tempi moderni e contemporanei, per cui ancora una volta la scienza agraria si è adoperata affinché si potesse soddisfare al meglio queste esigenze. Da questa ricerca sono nate delle piante di cannabis che hanno un alto contenuto di CBD. Quando, almeno in molti dei paesi europei è stato fissato un limite massimo per la concentrazione di THC nelle infiorescenze, si è reso necessario anche controllare questo aspetto affinché la coltivazione delle piante di cannabis rimanesse legale.
Zoom sulla marijuana legale
Così è stato: da sapienti ibridazioni la scienza è arrivata alla elaborazione di semi che dessero frutto a piante di marijuana, le cui infiorescenze avessero un alto contenuto di CBD, ma una concentrazione di THC inferiore al limite prescritto. La cannabis legale si può trovare in forma delle classiche vere e proprie infiorescenze o in forma di olio, derivato dai fiori attraverso la spremitura a freddo, un particolare procedimento in cui si fa uso di CO2 oppure facendo passare l’olio extravergine d’oliva o anche di cocco nelle infiorescenze, sfruttando la forza attrattiva di questi oli sui lipidi che si trovano nel fiore.
Entrambi i prodotti sono utilizzati per godere delle proprietà rilassanti, in un mondo in cui è sempre più difficile trovare uno spazio proprio di pura serenità interiore.
Risvolti economici
Quanto detto prima è stata la chiave del successo che sta avendo questo nuovo mercato, che sta anche ampliando enormemente i profitti delle aziende agricole, con un effetto sicuramente positivo sull’economia italiana. L’Italia, infatti, è un paese che ha le condizioni ideali per la crescita delle piante di canapa, con una lunga e importante tradizione in questo senso.
L’apertura di legislatori e, di recente, anche del mondo giudiziale al mondo della cannabis ha quindi dei risvolti positivi sotto molti punti di vista: sul fronte medico, l’utilizzazione di questi prodotti potrebbe essere preso in considerazione per la cura di molte patologie o comunque per essere associato a una cura farmacologica o terapeutica con essi compatibile; dal punto di vista economico perché ha liberato uno spazio di mercato, che in passato era invece totalmente chiuso, con risvolti positivi sia per la produzione che per la vendita di questi prodotti.
Sono infatti spuntati molti negozi e anche piattaforme di e-commerce come Justbob.it, che si occupano di costituire un tramite tra i produttori e i consumatori, anche questi favorendo un risanamento dell’economia del nostro paese.
Fonte foto: https://pixabay.com/it/photos/cannabis-cbd-marijuana-canapa-5003417/