Casalini Sulky: la prima minicar Made in Italy
Vai al contenuto

Direttore: Alessandro Plateroti

Casalini Sulky: la prima minicar Made in Italy

Casalini Sulky

Lanciata sul mercato negli anni Settanta, la Casalini Sulky è il primo esempio italiano di minicar prodotto da un’azienda italiana.

La Casalini è un’azienda automobilistica italiana, fondata a Piacenza nel 1939 e specializzata nella produzione di veicoli leggeri destinati al trasporto di persone e merci. Pur non essendo particolarmente noto al grande pubblico, il marchio ha avuto il merito, negli anni Settanta, di inaugurare un nuovo segmento (seppure di nicchia) del mercato automobilistico nostrano: quello delle minicar – o microcar – oggi dominato da marchi francesi come la Aixam.

Bonus 2024: tutte le agevolazioni

Nel 1970, infatti, la Casalini avvia la produzione della Sulky, un triciclo con due ruote posteriori ed una anteriore non troppo dissimile dai modelli prodotti dalla Casa automobilistica britannica Reliant. Il sito ufficiale dell’azienda piacentina definisce questo modello innovativo come “la prima minicar senza patente a tre ruote con una cilindrata di 50cc, un veicolo rivoluzionario che poteva essere guidato senza patente“. Curiosità: il Casalini Sulky compare in alcuni film quali “Luna di miele in tre” del 1976 (con Renato Pozzetto) e in “Il Brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la Polizia” del 1973 (con Lino Banfi).

Scheda tecnica Casalini Sulky

Di dimensioni molto compatte, la Sulky è lunga meno di due metri e mezzo (2405 mm) è può trasportare due persone, il conducente e un passeggero. Per quanto riguarda la meccanica, il triciclo della Casalini utilizza una struttura a scocca portante integrata da tubolari in acciaio stampato. L’impostazione meccanica della seconda serie venne mutuata in buona parte da quella dell’Ape Piaggio, con la quale la Sulky condivise il motorino di avviamento, il differenziale, il semiasse e il sistema dei freni. Quest’ultimo era costituito da un sistema idraulico che agiva su tutte e tre le ruote, integrato dal freno di stazionamento meccanico sulle sole ruote posteriori. Le sospensioni montavano una forcella a sbalzo sull’anteriore e bracci oscillanti con molle e ammortizzatori idraulici incorporati al posteriore.

Il motore è un propulsore due tempi Minarelli P3, montato al posteriore, da 50 cc di cilindrata – con raffreddamento ad aria forzato – coadiuvato da un cambio a tre rapporti (poi diventati quattro) e invertitore per la retromarcia. I modelli della prima serie della Sulky potevano essere condotti su strada già a 14 anni, senza aver conseguito alcuna patente di guida (e senza targa): anche per questo, il triciclo fece registrare un discreto successo commerciale. Non vi sono dati precisi per quanto riguarda le prestazioni (benché sia lecito pensare che la velocità massima non superi di molto i 40 km/h) mentre per quanto riguarda i consumi, il Casalini Sulky era in grado di percorrere 100 km con due litri di miscela (benzina e olio al 2%).

L’impostazione stilistica è molto semplice, gli elementi di design sono ridotti al minimo. Le linee sono essenziali e definiscono in maniera netta e spigolosa i due volumi della vetturetta. La prima serie monta fanali anteriori quadrati, un paraurti in plastica a contrasto con la carrozzeria e le maniglie delle portiere rotonde; alcune varianti erano caratterizzate dalla presenza di un solo fanale centrale. Il portellone posteriore era incernierato sul montante laterale. Una brochure d’epoca riassume così le principali caratteristiche del Sulky:

  • comandi automobilistici con volante e pedaliera;
  • grande portabagagli posteriore;
  • plancia portaoggetti anteriore;
  • tergicristalli elettrici;
  • starter a disinserimento automatico.

Al netto delle “prestazioni” minime e di un design tutt’altro che accattivante, la Sulky aveva alcuni pregi quali la praticità, l’economia di esercizio, i consumi ridotti, i costi di gestione molto bassi (la tassa di circolazione era di 1.500 lire).

Casalini Sulky
Fonte foto: https://www.facebook.com/whosgotthemap/

Il Casalini Sulky Kore 500 e la Sulkydea

Nel 1994 viene recepita anche in Italia la direttiva europea CE 92/61, relativa alle modalità di omologazione dei ciclomotori e dei quadricicli leggeri. Per questa ragione, la Casalini aggiorna la Sulky introducendo una versione a quattro ruote, il Kore 500.

L’aggiunta di una ruota in più è solo una delle tante novità introdotte nella Sulky Kore; molto diversi, rispetto al modello precedente, anche gli interni: l’abitacolo assume un aspetto più ricercato e molto simile a quello di un’autovettura di taglia più grande. La plancia in plastica accoglie un vero e proprio quadro della strumentazione mentre la panca dei primi modelli viene rimpiazzata da due sediolini.

Nel 1997 debutta la Casalini Ydea, seguita dalla Sulkydea (2000). Le dimensioni non cambiano particolarmente (su alcuni allestimenti arriva a 270 cm) mentre cresce di molto la cilindrata del motore (538 cc), un due cilindri in linea alimentato a diesel in grado di sviluppare una potenza massima pari a 5 CV (ad un regime di 3.000 giri al minuto) e una coppia di 15 Nm; il cambio è automatico e la velocità massima, nel rispetto delle disposizioni relative ai quadricicli leggeri, non va oltre i 45 km/h. La dotazione di serie comprende la chiusura centralizzata, le cinture di sicurezza, il lunotto termico, la predisposizione per un impianto radio, tasche portaoggetti e tergicristallo a due velocità.

La nuova Casalini Sulky

Proposta in tre allestimenti di gamma (X, G e E), la nuova Casalini SULKY debutta nel 2008. Più grande rispetto alle versioni precedenti (è lunga 3 metri), è equipaggiata con la medesima motorizzazione (la coppia motore passa da 15 a 24 Nm) ed è la prima minicar dotata di ABS. Notevolmente diverso il design esterno: i volumi risultano meno squadrati, i gruppi ottici anteriori più grandi e dal profilo leggermente affilato; il prospetto frontale si arricchisce di una griglia ed altre prese d’aria mentre il portello posteriore – che chiude un bagagliaio più capiente – è incernierato sul montante superiore del lunotto.

Anche gli interni hanno subito un notevole restyling: le forme sono tondeggianti, la strumentazione analogica trova posto in una plancia che accoglie anche il tunnel centrale, provvisto di bocchette di areazione e impianto stereo.

I prezzi del Casalini Sulky

Come già accennato, il triciclo della Casa piacentina conobbe un discreto successo commerciale. Anche per questo, ancora oggi è possibile reperire qualche esemplare di Casalini Sulky usato, in vendita sui portali specializzati. Molti, specie quelli risalenti agli anni Settanta, sono da restaurare e per tanto offerti a poche centinaia di euro, altri in condizioni migliori costano poco più di mille euro.

Anche gli esemplari delle serie successive (anni Novanta e primi Duemila) sono ampiamente alla portata: i prezzi raggiungo il migliaio di euro, eccezion fatta per i modelli di più recente generazione (2008) che possono costare attorno ai duemila euro.

Fonte foto: https://www.facebook.com/whosgotthemap/

Riproduzione riservata © 2024 - NM

ultimo aggiornamento: 21 Novembre 2019 12:36

La Ferrari smentisce l’indagine della FIA

nl pixel