La donna, accusata di omicidio volontario per aver abbandonato sua figlia per sei giorni in casa morta di stenti, si difende dall’accusa di abuso.
Alessia Pifferi è in carcere da luglio di quest’anno dopo che ha abbandonato sua figlia piccola Diana per sei giorni in casa da sola. La piccola è stata trovata morta di stenti. La donna di 37 anni è accusata di omicidio volontario. Ora la donna con gli inquirenti rigetta l’accusa dai corruzione di minore dicendo che non avrebbe commesso alcun abuso su sua figlia.
Interrogata nel carcere di San Vittore dai pm De Tommasi e Stagnaro, la donna ha risposto alle domande raccontando che la piccola Diana, ogniqualvolta lei incontrava uomini con cui avrebbe avuto rapporti a pagamento o in cambio di regali, dormiva o veniva lasciata in un’altra stanza. Pifferi è indagata insieme ad un uomo di 56 anni che è stato perquisito e finito sotto inchiesta per alcuni messaggi scambiati con la donna incriminata.
Le accuse di abusi di Pifferi e il suo amante sulla bambina
I messaggi che avrebbero destato sospetti nell’uomo riguardano proprio la piccola Diana. In un messaggio l’uomo avrebbe scritto: “voglio baciare anche Diana” a cui Alessia Pifferi avrebbe risposto “lo farai”. La donna ha negato qualsiasi coinvolgimento della figlia e che non ci sarebbe stato alcun abuso. Non ci sono al momento elementi per confermare la possibilità di abusi sessuali nella piccola ma gli inquirenti continuano ad indagare.
Un’altra questione in sospeso riguarda l’uso di tranquillanti sulla bambina. L’autopsia finale e l’esame tossicologico di Diana daranno risposte all’ipotesi di uso di farmaci per addormentare la bambina durante gli incontri. Se venisse confermata la presenza di benzodiazepine sarebbe un’aggravante per la donna.