Le stime della Cgia di Mestre: “Entro martedì, in buona sostanza, lo Stato incasserà un importo che sfiora la dimensione economica che caratterizzerà la prossima manovra di bilancio che, ricordiamo, ammonta a circa 30 miliardi”.
Secondo le stime della Cgia, ad inizio settimane gli imprenditori dovranno pagare 27 miliardi di euro all’Erario: il 30 novembre è infatti fissata la scadenza per il pagamento della seconda rata di acconto dei contributi Inps eccedenti il minimale per artigiani e commerciati, si legge nel comunicato dell’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre.
Cgia Mestre, entro il 30 novembre lo Stato incasserà circa 30 miliardi di euro
“Tra il pagamento degli acconti Ires, Irap, Irpef e dell’Imposta sostitutiva in capo alle attività in regime forfettario, l’Ufficio studi della Cgia stima che le imprese saranno chiamate a versare all’Erario 27 miliardi di euro“, comunica la Cgia. “Entro martedì, in buona sostanza, lo Stato incasserà un importo che sfiora la dimensione economica che caratterizzerà la prossima manovra di bilancio che, ricordiamo, ammonta a circa 30 miliardi“. Ma non per tutti sarà semplice rispettare le scadenze. Come evidenziato dallo studio dell’associazione, molte imprese stanno facendo i conti con il gravoso problema della poca liquidità. Di fatto mancano i soldi.
Riforma fiscale e legge di Bilancio
Nel comunicato in questione, la Cgia analizza anche l’azione del governo in tema economico e fiscale. L’associazione valuta positivamente l’accordo di governo sul taglio delle imposte e sulla riforma dell’Irpef. La Cgia però confida nel fatto che si possa procedere con una ulteriore delle imposte. Nel nostro Paese infatti si paga un sistema di imposte più alto rispetto alla media europea.
Nella nota si legge che “la CGIA confida nella legge delega affinché l’esecutivo riduca ulteriormente le imposte, contribuendo a portare la nostra pressione fiscale in linea con la media europea. Da tempo immemorabile, infatti, gli imprenditori italiani, da sempre fortemente vocati all’export, chiedono un fisco meno invasivo che gli permetta di misurarsi ad armi pari con i propri concorrenti stranieri“.