L’ex sindaco di Roma, e ministro per le Politiche Agricole, Gianni Alemanno, è nato a Bari il 3 marzo 1958. Nel 2019 è stato condannato a sei anni.
Gianni Alemanno è nato a Bari il 3 marzo 1958. Laureato in Ingegneria per l’ambiente e il territorio, vive a Roma dall’età di 12 anni.
Primi passi in politica
Militante politico fin da giovanissimo, ha fatto politica nelle scuole e nelle università romane, diventando nel 1982 Segretario provinciale del Fronte della Gioventù di Roma e poi nel 1988 successore di Gianfranco Fini alla carica di Segretario nazionale dell’organizzazione giovanile dell’Msi.
Dal Msi a An, da consigliere regionale a parlamentare
Nel 1990 Alemanno viene eletto nel Consiglio regionale del Lazio, dove ha ricoperto la carica di Vice Presidente della Commissione Industria, Commercio e Artigianato. Nel 1994 viene eletto deputato di Roma, per essere riconfermato nel 1996, nel 2001 e nel 2006. Alla Camera dei Deputati è stato componente della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici, della Commissione Lavoro Pubblico e Privato e della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione.
Ministro di Berlusconi
Dal 2001 al 2006 è stato Ministro delle Politiche Agricole e Forestali del Governo Berlusconi. Durante il Semestre di Presidenza italiana del 2003 è stato Presidente del Consiglio dei Ministri dell’agricoltura dell’Unione europea. Nel novembre 2003 è stato promotore e Presidente della I Conferenza euro-mediterranea sulla Pesca e sull’Agricoltura.
Sindaco di Roma
Nel 2008 il Popolo della Libertà lo candida nuovamente a Sindaco di Roma, avendo contro Francesco Rutelli, per il Partito Democratico. Al primo turno ottiene poco più del 40% dei voti, andando al ballottaggio, dal quale esce vincitore con 783.225 voti, pari al 53,66% dei voti. Il suo sfidante per il centrosinistra ottiene invece 676.472 voti pari al 46,34%. Cinque anni dopo perde contro Ignazio Marino.
Alemanno condannato
L’8 febbraio 2019 la Procura di Roma chiede una condanna a 4 anni e mezzo per corruzione e 6 mesi per finanziamento illecito, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca di 223.500 euro, l’equivalente dell’importo che secondo il PM tra il 2012 e il 2014 sarebbe finito alla fondazione di Alemanno, ritenuto “l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale“. Il 25 febbraio seguente viene invece condannato dalla seconda sezione penale del Tribunale di Roma a 6 anni di reclusione ed alla confisca di 298.500 euro.