Com’è nato il nuovo focolaio in Veneto? Decisivo il viaggio di un manager in Serbia e il rifiuto al ricovero.
VERONA – Il Veneto è alle prese con un nuovo focolaio nato, molto probabilmente, da un viaggio di un dirigente di una multinazionale in Serbia. Il cluster, secondo quanto ricostruito nella conferenza stampa regionale, sembra essere strettamente legato alla missione di un manager della Laserjet in Serbia insieme ad altre tre persone.
Una trasferta di lavoro che ha portato il contagiato ad entrare in contatto con una persona positiva del posto. Subito dopo il rientro in Italia, l’uomo ha partecipato ad un funerale e successivamente ad una festa di compleanno in una cantina di privata. Da qui i diversi positivi nel Vicentino con il manager che ha rifiutato il ricovero ritornando a casa dopo essersi sottoposto al tampone risultato positivo.
Le uscite dopo il responso
La rabbia del governatore Zaia è stata alimentata dalle uscite dell’uomo nonostante il tampone positivo. Il dirigente, infatti, ha continuato a incontrare persone rifiutando il ricovero.
Il trasferimento in ospedale è stato obbligatorio il 1° luglio quando le condizioni dell’uomo si sono aggravate. Ora è ricoverato in terapia intensiva con i medici che non si sbilancio sulle condizioni di salute.
Gli altri casi
Un viaggio in Serbia decisivo per il cluster in Veneto visto che altri due dipendenti della Laserjet positivi al coronavirus. E uno di questi ha partecipato, subito dopo il ritorno in Italia, ad una festa di compleanno con 23 persone.
Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, la serata si è svolta senza mascherine e senza il distanziamento sociale. Al momento, tutte le persone sarebbero asintomatiche anche se l’attenzione resta molto alta in tutta la zona. E il governatore Zaia si prepara a reintrodurre delle misure rigide per evitare per il ritorno dell’epidemia.
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