L’ipotesi di un possibile utilizzo di bombe nucleari per le potenze mondiali non sembra così lontana. Ma quali sarebbero le conseguenze per territori e popolazioni vicine?
Le parole del presidente americano Joe Biden, pronunciate in Polonia, hanno scosso il mondo. In “situazioni estreme” gli Stati Uniti non escludono la possibilità di dover ricorrere ad armi atomiche. Ma come funzionano le bombe nucleari?
Questo tipo di armi si basa, in base al tipo di bomba, su fissione o fusione nucleare. La differenza risiede nell’utilizzo di una bomba atomica o termonucleare. Quello che accade è la formazione di un’onda di calore con una temperatura che può raggiungere i 20 milioni di gradi. I danni fisici, soprattutto sotto forma di ustioni, possono colpire popolazioni che si trovano anche a molti chilometri di distanza.
La potenza devastatrice di una bomba atomica non proviene solo dall’onda di calore ma anche da quella d’urto. Quest’ultima, di enorme potenza, ha un raggio di azione molto elevato che può toccare terreni a diversi chilometri di distanza. Oltre ai danni alle popolazioni si avrebbero anche quelli ai territori e alle strutture: crollo di palazzi e distruzione di ogni oggetto che ricada nel raggio d’azione dell’arma.
Si parla in particolare di bomba H per il suo potentissimo effetto radioattivo. Una pioggia di materiale radioattivo si sprigiona dopo circa un quarto d’ora dall’esplosione. Le conseguenze delle bombe nucleari possono essere letali sia nell’immediato che a lungo termine. In base al tipo di arma utilizzata il raggio d’azione colpito potrebbe estendersi fino a 30 km dall’epicentro dell’esplosione.
La più grande bomba termonucleare è della Russia
Ai tempi dell’Urss la Russia è riuscita a sviluppare la più grande bomba termonucleare di tutti i tempi. Dal nome di Tsar Bomb, o altrimenti detta Big Ivan, la bomba prevedeva fino a 100 megatoni per un raggio d’azione potenzialmente in grado di raggiungere i 91 km di distanza.
