Fra la fine del 2017 e questi primi mesi del 2017, gli esperti hanno provato a darci diverse letture del futuro del Content Marketing. Ecco le più interessanti.
Il Content Marketing ha smesso da tempo di essere una novità nel più ampio mondo del digital marketing e possiamo dire senza sbagliare che nel 2016 si è consacrato come strategia consolidata. Le ragioni di questa crescita sono varie, ma rimane il dato di un trend in crescita, soprattutto nei paesi anglofoni dove la competizione su altre forme di commercializzazione è sempre più alta.
Content marketing: trend da oltreoceano e non solo
Abbiamo preso in considerazione due interessanti articoli apparsi su Forbes alla fine del 2016 e su Business 2 Community qualche settimana fa, confrontandoli fra di loro e con quello che sta accadendo, per renderci conto che la situazione è molto simile anche sul nostro territorio. Del resto non è una novità che le tendenze, soprattutto nel mercato mainstream, siano sempre più globali. L’aspetto più interessante è che i due articoli originali si riferiscono a due ambiti diversi, content marketing B2C e B2B e nonostante questo hanno molti punti in comune.
Il Content Marketing funziona sempre di più…
Secondo Forbes, il 62% di chi fa Content Marketing nel mondo business to business e il 63% di chi lo fa business to consumer pensano che le loro campagne e iniziative abbiano avuto successo a vario titolo. L’anno precedente la percentuale si assestava intorno al 30 per cento. La contropartita, come sappiamo, è che più qualcosa funziona, più il mercato viene presidiato e diventa competitivo. Ma questo di solito è un problema relativo per chi ha un buon consolidato.
… nonostante l’imprecisione degli operatori
Secondo Business 2 Community, solo il 37% dei content marketing specialist ha un piano media scritto e documentato. La percentuale si alza di poco, al 40% nel mondo B2C. Molti intervistati dichiarano comunque di avere una strategia chiara in mente, ma meno della metà la mette nero su bianco. Se abbracciamo la rigida equazione secondo la quale nessun documento scritto equivale a improvvisazione, il risultato è evidente: più della metà dei content marketer improvvisa. Una delle grandi sfide del 2017 insomma, è trasformare il content marketing in un business adulto.
La sfida è mobile
Su una cosa non c’è dubbio: oggi i dispositivi mobili generano la maggior parte del traffico Web. Questa affermazione per i nostri mercati di riferimento è talmente vera che non andrebbe nemmeno documentata, ma lo è diventata ancora di più il primo novembre 2016 quando StatCounter ha annunciato che per la prima volta il sorpasso è avvenuto a livello globale (51,3 % Mobile & Tablet contro il 48,7% Desktop). E se le piattaforme, comprese quelle di commercio elettronico, devono prendere atto di questa transizione, la stessa vale anche per i produttori di contenuti, che siano editoriali o di Content Marketing. E questo ci porta immediatamente al punto successivo.
Content is the king, visual is the prince
Cosa hanno in comune Snapchat, Instagram e Pinterest per esempio? Devono la gran parte del loro successo ai contenuti visuali. E le altre piattaforme non sono da meno. Secondo Business 2 Community (ma è una statistica ampiamente condivisa), anche sui social media più tradizionali, i post con immagini hanno un tasso di impressioni del 95% superiore a quelli che non ne hanno. Analogamente, anche i contenuti video sono in crescita, complici anche i sistemi di trasmissione “Live” che sempre più piattaforme implementano. La direzione insomma, per un content marketing di qualità, sembra essere sempre di più quella di abbracciare strategie cross-media che uniscano contenuti di diversa natura.
Facebook, naturalmente
Riassumiamo con una frase: “Che vi piaccia o meno, potete ignorare Facebook a vostro rischio. Anche se lavorate nel B2B”. Insomma, non è ancora il momento di depennarlo dalla nostra strategia marketing, tutt’altro. Nonostante il cronico problema del reach organico in picchiata.
Tutto gira intorno agli utenti
Riassumiamo in questa voce tre aspetti che sono fondamentali, ma che hanno un punto in comune, ovvero la necessità sempre maggiore di coinvolgere le persone nelle attività, sia dal punto di vista della fidelizzazione, sia dal punto di vista della creazione dei contenuti. In particolare:
- User generated content: non tanto perché “gli utenti creano contenuto gratis”, sappiamo bene che questa è una favola, visti i costi e i rischi accessori. Ma perché l’85% delle persone è più propensa a credere a quello che scrivono altri utenti più di quanto credano alla voce dell’azienda. Condivisioni, recensioni, Unboxing. Ogni utente può diventare un Influencer, che per l’appunto è la seconda voce.
- Inluencer: la voce delle autorità della Rete ha sempre il suo peso; i vantaggi sono quelli da manuale: si raggiunge un pubblico molto ampio in tempi brevi, con una voce più vicina alle persone che non al marchio. Sempre secondo gli esperti di oltreoceano, l’influencer marketing non può mancare nelle strategie del 2017
- Interazioni live: tutti i principali social media stanno investendo sulle interazioni dal vivo (si, anche le famigerate Stories): una opportunità affascinante, ma che presenta un rischio. “Live” per definizione significa “non moderato”. A buon intenditor…
Infine, sempre in questo campo, non dobbiamo dimenticare la personalizzazione: oggi gli utenti si aspettano sempre più che qualsiasi cosa, dai contenuti che leggono ai beni o servizi che acquistano, siano tagliati sulla loro esperienza. Gli americani usano il termine tailored, che rende perfettamente l’idea del contenuto realizzato su misura. Il content marketing non fa eccezione: che si tratti di un flusso di informazioni personalizzato, o della possibilità di modificare qualche preferenza, è quello che le persone oggi si aspettano. La sfida, insomma, è quella di coinvolgere in modo sempre più approfondito chi si avvicina ai contenuti che produciamo, senza dimenticare che lo scopo finale è sempre la promozione. In fondo, si tratta sempre di Content Marketing.