Coronavirus, cosa sappiamo sui rischi legati all’estate. Il virus è meno pericoloso? La scienza si divide.
Alle porte dell’estate, cambiano anche gli interrogativi e le domande sul coronavirus. La ricerca non si ferma, anche perché la scienza si è trovata a dover combattere contro un nemico invisibile, insidioso e soprattutto sconosciuto. La stagione estiva cambia di fatto il contesto nel quale il coronavirus si ritroverà ad agire. E come si comporterà il virus?
Coronavirus ed estate, cosa sappiamo
L’ipotesi che circola da settimane è che il caldo dell’estate possa frenare il coronavirus e quindi limitarne naturalmente la contagiosità. Ma è vero? Il mondo della scienza si divide. C’è chi assicura di sì e c’è invece chi avverte che il caldo e l’umidità non hanno effetti provati sulla diffusione del virus. Di fatto non è detto che le temperature elevate limitino la contagiosità e questo sarebbe provato dalla diffusione del coronavirus anche nelle zone con clima tropicale.
I pro e i contro della stagione estiva dal punto di vita del contagio
Di certo grazie alla stagione estiva possiamo adottare comportamenti che limitano i rischi del contagio. Così come, senza le dovute precauzioni, rischiamo di aumentare le probabilità di contagio rispetto al resto dell’anno.
Gli aspetti positivi sono legati al fatto che grazie alla stagione estiva si passa evidentemente più tempo all’aperto, dove le probabilità di contagio evidentemente diminuiscono. Inoltre negli spazi chiusi è possibile tenere le finestre aperte. Questo garantisce un ricambio naturale dell’aria.
È anche vero, però, che con la stagione estiva aumentano le occasioni di contatto tra le persone. Al mare, in strada, fuori dai locali, per fare qualche esempio.
Resta fondamentale quindi continuare ad osservare le norme ormai note come quella del distanziamento sociale. Uno strumento fondamentale resta la mascherina, da indossare quando non è possibile rispettare la distanza di sicurezza.
Scarica QUI la guida con tutte le precauzioni da prendere per limitare il contagio da coronavirus.