Corrado Augias torna in TV e replica a chi lo ha definito comunista, senza risparmiare una stoccata a Berlusconi per una vecchia accusa.
Corrado Augias, 90 anni compiuti, torna su La7 con La Torre di Babele, un programma che porta il suo stile riconoscibile. Mentre un ex premier vede già Giorgia Meloni pronta per il Quirinale, lui sceglie invece di guardarsi dentro, con onestà, senza autocelebrazioni. “Se penso alla morte? Certo, ma serve a poco: sarò dimenticato. Come è avvenuto a colleghi e amici molto più bravi di me“, dice. Inoltre, risponde a chi lo chiama comunista e ricorda una vecchia frecciatina di Silvio Berlusconi.

“Io comunista? Non so cosa vuol dire”
Corrado Augias, come riportato da Leggo.it, non si nasconde dietro etichette. A chi lo ha sempre considerato vicino alla sinistra più dura, risponde con semplicità: “Io comunista? Non so cosa vuol dire, oggi“. Ateo convinto, all’ultima tornata elettorale ha votato “Pd, come tutti“.
Parla con rispetto di Enrico Berlinguer, figura che resta un punto fermo nel suo immaginario politico: “Uno che prima di tutto ha fatto politica con l’esempio personale. Correttezza, onestà, trasparenza. Nel mio piccolo, è quello che ho cercato di fare io in novant’anni di vita“. E nonostante tutto, vede ancora in Matteo Renzi un possibile leader: “Se si togliesse di dosso anche solo una parte di egolatria e quel ‘fare da toscanaccio’, sarebbe ancora un ottimo leader“.
La frecciatina di Silvio Berlusconi contro Corrado Augias
C’è spazio anche per qualche sassolino dalla scarpa. Correva l’anno 1994 quando, durante una tribuna politica, Silvio Berlusconi gli disse in faccia che parlava “come uno del Kgb“. Una battuta che oggi fa sorridere, soprattutto considerando che “poi lui sia diventato amico di Putin“, sottolinea Corrado Augias con una punta di sarcasmo.
E poi c’è quell’episodio rimasto sospeso nel tempo: l’accusa di essere stato una spia della ex Cecoslovacchia. “Un equivoco”, chiarisce. Racconta di aver frequentato un uomo che si rivelò “un mascalzone, un vero agente di Praga, che per restare a Roma disse ai suoi che aveva ingaggiato me. Peccato che io non ne sapessi nulla“.