Flat tax o “tassa piatta”, ossia uno dei cavalli di battaglia del Centrodestra, prevederebbe un’aliquota unica.
La flat tax prevede quindi un’aliquota unica per tutti i contribuenti, senza alcuna progressività, in sostituzione delle attuali quattro aliquote Irpef (dal 23 al 43%) e dei quattro scaglioni di reddito. Attualmente, la flat tax è già on per le partite Iva, con un reddito fino a 65mila euro annui, con aliquota al 15%.
La proposta è stata avanzata da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che però propongono due aliquote diverse. Salvini desidera una flat tax al 15%, estendendola anche a lavoratori dipendenti e pensionati in cinque anni, a partire da chi guadagna meno. La proposta originaria della Lega opzionava una no tax area, per redditi fino a 7mila euro, con una “clausola di salvaguardia per tutti i redditi familiari fino a 15.000 euro i quali potranno continuare ad essere assoggettati al regime di imposta vigente nel caso il nuovo non fosse migliorativo”. Questa, pensava anche a due scaglioni – da 0 a 35mila euro e da 35mila a 50mila euro – a cui applicare una deduzione fissa, equivalente a 3mila euro.
La proposta di Silvio
Berlusconi, invece, ha avanzato la proposta di una ‘tassa piatta‘ al 23% per tutti, famiglie e imprese, con un’esenzione fiscale per i redditi fino a 12mila euro.
Per Berlusconi, la flat tax al 23% sarebbe il frutto di “approfonditi studi e ricerche” eseguite fin dal 1994 “col ministro Martino”. “Non vogliamo creare ulteriore deficit, ma produrre sviluppo in modo da aumentare le entrate fiscali, riducendo il carico su imprese e cittadini”. Berlusconi ha dichiarato che “fin dalla sua discesa in campo” ha eseguito “molte ricerche” e in tutti i 57 Paesi in cui è in vigore una flat tax sono stati raggiunti “grandi successi: questo sistema, oltre a ridurre il carico fiscale, ha generato sviluppo e occupazione, facendo mediamente aumentare del 30% le entrate fiscali”, ha epilogato Berlusconi.