Secondo gli esperti la fine della pandemia da Covid sarebbe vicina grazie ad alcuni fattori che stanno portando al suo debellamento.
Secondo gli esperti la fine della pandemia è vicina: il numero dei contagi da Covid-19 sta subendo un importante decremento. Nella fattispecie, secondo il monitoraggio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità si contano 55 infezioni ogni 100mila abitanti. Anche l’Rt ha subito un calo rimanendo stabile allo 0,68.
I vaccini hanno avuto e continuano tutt’ora a svolgere un ruolo fondamentale nel debellamento del Covid. Prendendo in esame i casi dei pazienti fragili che hanno contratto il Covid-19, è emerso come il vaccino abbia garantito un’elevata protezione dal virus rispetto ai pazienti non vaccinati con le medesime condizioni di salute.
La copertura del vaccino continua a fornire i suoi benefici protraendoli nel tempo, decretando un rischio di morte molto più basso rispetto a quello riscontrato negli individui non vaccinati. Parliamo per l’esattezza del 30% in meno di possibilità di decesso.
Lo studio
I dati in questione sono emersi attraverso uno studio condotto dal Gruppo italiano per la Valutazione degli interventi in Terapia Intensiva (GiViTI), coordinato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano. Lo studio è stato successivamente pubblicato da Intensive Care Medicine.
Secondo quanto riferiscono i dati, nel giro di un anno – da giugno 2021 a giugno 2022 – all’incirca mille pazienti sono stati ricoverati in 27 terapie intensive. Di queste persone, meno di un terzo era vaccinata. Delle persone vaccinate, la maggior parte erano anziane e con patologie gravi pregresse.
Stando alla ricerca, nonostante le patologie pregresse abbiano esposto i pazienti ad un rischio di morte più alto, questi comparati ai pazienti non vaccinati con la stessa età e lo stesso tipo di patologie sono stati meno soggetti al decesso.
«Ad esempio in pazienti Covid ammessi in terapia intensiva con mortalità del 50% il modello utilizzato ha permesso di stimare che la vaccinazione riduce il rischio di morte a circa il 40%». Lo ha dichiarato Stefano Finazzi Responsabile del Laboratorio Clinical Data Science del Mario Negri.
«I dati raccolti dallo studio mettono in luce la necessità di una strategia di richiamo nella popolazione fragile (anziani con comorbidità). Che potrebbe essere a rischio di infezione», conclude infine il presidente GiViTI Mario Tavola.