Maurizio Crozza torna su Nove con una pungente imitazione di Giorgia Meloni, scatenando il dibattito sul Manifesto di Ventotene.
Negli ultimi anni, la satira televisiva è tornata al centro del dibattito pubblico, grazie anche a volti noti come Maurizio Crozza, capace di unire comicità e riflessione politica. Il suo programma Fratelli di Crozza, in onda ogni venerdì in prima serata sul canale Nove e disponibile anche in streaming su Discovery+, è diventato un appuntamento fisso per chi cerca uno sguardo ironico ma pungente sull’attualità italiana, anche se per molti nei social si va oltre nelle imitazioni, come nel caso di Giorgia Meloni.
La satira politica di Crozza tra comicità e critica sociale
In ogni puntata, Crozza dà vita a una galleria di personaggi della scena pubblica, tra cui non manca Giorgia Meloni, figura chiave del panorama politico attuale. Proprio con l’imitazione della Premier, Crozza ha recentemente sollevato un nuovo caso mediatico.
Un’imitazione che scatena la polemica sul Manifesto di Ventotene
Durante l’ultima puntata, l’imitazione della Premier ha preso di mira le sue dichiarazioni riguardanti uno dei testi fondanti dell’idea europea: il Manifesto di Ventotene. Attraverso un monologo che ha fatto il giro dei social, Crozza ha messo in bocca a Meloni parole ironiche e spiazzanti: «Ma perché parlare di casini che c’ho nel 2025 quando posso derapare… tirando fuori ‘sta roba del 1941?! Io manco lo sapevo cos’era il Manifesto di Ventotene, me l’ha dato Fazzolari… m’ha detto: Leggi ‘ste tre righe… derapa».
Il pezzo continua con una riflessione che evidenzia le contraddizioni politiche: «Ma che dovevo dire? Che sono trumpiana e sono due anni che faccio finta di essere europeiana? Che Salvini mi fa lo sgambetto? Ma perché parlare di casini del 2025 se posso derapare con una cosa del 1941? Io manco lo sapevo cos’era il manifesto di Ventotene».
Il colpo di scena arriva alla fine: «Me l’ha dato Fazzolari! Solo poteva dirmelo che a 4 milioni di italiani gliel’avrebbe spiegato Benigni poche ore dopo. Mi ha rovinato la derapata e non fa più ridere, sono più simpatica io».
La satira, ancora una volta, non si limita a far ridere: mette in luce l’importanza della memoria storica e della consapevolezza istituzionale, anche — e soprattutto — da parte di chi guida il Paese.
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