Datagate ha messo in evidenza il problema dei dati sensibili su Facebook, ma il sito è in “buona” compagnia. Scopriamo come i siti usano i nostri dati personali.
La scoperta che i nostri dati sensibili su Facebook non fossero poi così tutelati ha spiazzato un po’ tutti. In particolare chi non si è mai occupato di nuove tecnologie e ha sempre visto in Facebook una specie di “servizio pubblico”, dimenticando che, in fondo, si tratta comunque di un’azienda. Una società che, appunto, al di là delle dichiarazioni, come ogni realtà commerciale punta al profitto.
In ogni caso, Facebook non è la sola azienda a utilizzare i nostri dati in modo creativo, per usare un eufemismo. Per buona approssimazione, consideriamo che ogni volta ci siamo “iscritti” a un servizio abbiamo ceduto l’uso dei nostri dati personali a chi ce lo fornisce.
Facebook, dati personali trattati meglio che altrove
La sicurezza dei dati su Facebook e gli altri social media e servizi non è un tema nuovo, soprattutto fra chi si interessa di informatica e tutela della privacy. E qualcuno di tanto in tanto si prende la briga di elaborare i dati. E fornirci qualche comoda tabella in cui verificare come informazioni, abitudini e dati personali, ma anche profili e tutto il resto, vengono gestiti. Per esempio il sito Secured.fyi mette a disposizione una lista dei cattivi, basata sulle policy di cancellazione dei dati dopo che abbiamo ritirato la nostra iscrizione.
Si scopre che Facebook non è il peggiore: la politica che tutela meno i dati degli utenti in questo caso è quella di LinkedIn, che di fatto non offre una cancellazione dell’account, almeno secondo le analisi e le verifiche effettuate dal sito. Facebook quantomeno ci offre qualche strumento di gestione, come quello che permette di scaricare e vedere tutti i nostri dati.
Dati sensibili, come vengono usati?
La Naughty list è curiosa, ma tutto sommato è l’aspetto meno informativo del sito. Se apriamo una qualsiasi delle altre sezioni, per esempio Social, possiamo vedere molti più dati, alcuni dei quali decisamente interessanti. La voce Sell Users Data per esempio ci mostra quali social media “monetizzano”, cioè di fatto vendono a terzi, i dati degli utenti, ma anche quelli che hanno problemi di sicurezza o che sono supervisionati (Audited).
Questa “classifica” al momento include relativamente poche voci, ma ci sono tutti i più grandi, Facebook compreso, e sono tutti in fondo alla classifica. Ai primi posti ci sono soprattutto siti e social piuttosto particolari, come Mastodon e Diaspora. Progetti che provengono dal mondo Open Source e permettono addirittura agli utenti di creare la propria piattaforma indipendente, installandola sul proprio server. Un’idea che al momento seguono in pochi, ma che rappresenta la soluzione ideale alla gestione poco responsabile dei dati sensibili. Nel mondo Open Source infatti chiunque può “guardare sotto al cofano” dei programmi e delle applicazioni. In questo modo l’uso dei dati, personali, sensibili e non sarebbe sempre sotto l’occhio vigile dell’intera comunità mondiale degli sviluppatori.
Fonte foto copertina: unsplash.com/photos/fPxOowbR6ls