Luigi Di Maio vuole Alessandro Di Battista nel governo con il Pd. Sarebbe una garanzia per l’ala del MoVimento anti-dem.
Assediato dalla base del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio starebbe pensando di inserire Alessandro Di Battista come ministro nel nuovo governo con il Pd. Dichiaratamente contrario all’alleanza con il Partito democratico, il frontman del MoVimento potrebbe rappresentare una garanzia per tutte le persone che, come Dibba. avrebbero optato per andare alle elezioni.
La base del MoVimento contro Di Maio
Le recenti dichiarazioni di Beppe Grillo sembrano testimoniare il fatto che Di Maio è un uomo solo al comando, Nel senso negativo però, nel senso che è rimasto isolato. Ha scontentato la parte del MoVimento che voleva continuare a lavorare con la Lega cedendo alle pressioni filo-dem e ha scontentato i pontieri della trattativa con il Pd ponendo ostacoli su ostacoli durante i lavori.

Luigi Di Maio vuole inserire Alessandro Di Battista nel governo con il Pd
Nel M5S è iniziata una battaglia intestina tra Beppe Grillo e Luigi Di Maio. Il mentore pentastellato non ha apprezzato i punti imposti dal leader. È arrivato a paragonarli ai punti della Standa, che raddoppiano con le promozioni.
Come accontentare tutti? Inserendo Alessandro Di Battista nella squadra di governo. Un anti-Pd per eccellenza a garanzia del fatto che il Movimento Cinque Stelle ha intenzione di portare avanti i suoi programmi a prescindere dai colori del governo, Ma c’è di più. Con una squadra di governo ostile al Pd il Movimento 5 Stelle potrebbe presentarsi come controllore del Partito democratico.

Il voto su Rousseau e la squadra di governo, dove potrebbe cadere il leader pentastellato
Il vicepremier pentastellato, con un futuro ancora decisamente incerto davanti, ha due prove difficili da superare. La prima è il voto sulla piattaforma Rousseau sul governo con il Pd. Il quesito dirà ai vertici pentastellati cosa vuole la base del MoVimento. In caso di voto contrario all’elleanza giallorossa, i Cinque Stelle dovranno fare un passo indietro. A quel punto la strada maestra sarebbe quella indicata da Matteo Salvini, quella delle elezioni. E difficilmente Di Maio sarà l’uomo di punta dei pentastellati.