La gestione dell’emergenza da parte del Commissario Domenico Arcuri: mascherine, banchi a rotelle, siringhe e Primule.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha rimosso Domenico Arcuri nominando il Generale Figliuolo nuovo Commissario all’emergenza. Il premier ha accolto le richieste che gli sono arrivate nel corso delle settimane – evidentemente ritenendole corrette – e ha deciso di volgere lo sguardo verso il mondo militare. E dall’esercito ha estratto il jolly dal mazzo, prendendo l’uomo della logistica e dell’organizzazione. Sulla carta l’uomo giusto al momento giusto, probabilmente più competente di Arcuri, che nel corso di questi mesi da Commissario si è impegnato, senza dubbio, ma qualche errore lo ha commesso. Qualcuno anche grossolano a dire il vero.
La prima gestione dell’emergenza coronavirus
Il nome di Domenico Arcuri entra nella storia dell’epidemia quasi all’improvviso. Prima di lui l’uomo-immagine dell’emergenza era il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, l’uomo dei bollettini delle 18.00, quando i bollettini venivano presentati in conferenza stampa. Il grande limite (secondo la politica almeno) era rappresentato dal fatto che la Protezione Civile non aveva un’esperienza pratica della gestione di una pandemia. In effetti l’Italia, quando il virus travolge il nostro Paese, non ha neanche le mascherine. La Protezione Civile è impreparata come il resto del governo e del Paese.
La politica decide di affidare la gestione dell’emergenza ad un manager, Domenico Arcuri. Una scelta figlia della politica. Si tratta infatti di un manager che viene dal mondo pubblico ed in qualche modo è anche riconducibile ad un partito, il Partito democratico. Una sorta di tecnico d’area.
La carriera di Domenico Arcuri
Attenzione, Arcuri non è un raccomandato. Il suo curriculum è di prestigio, nonostante le critiche inevitabili che avrebbe collezionato nel corso degli anni. Nato a Melito di Porto Salvo, Domenico Arcuri ha un primo inquadramento di tipo militare, nel senso che si forma alla Nunziatella di Napoli, la scuola militare. Non prosegue la carriera in divisa. Preferisce quella da manager. Si laurea alla Luiss e poi inizia la sua carriera che lo porterà in aziende del calibro di Iri, Deloitte e Invitalia.
Coronavirus, Domenico Arcuri Commissario straordinario all’emergenza
È quindi a quest’uomo che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte affida la gestione dell’emergenza. Un manager con una esperienza notevole. Ma un’esperienza da manager.
Nelle prime settimane e nei primi mesi di lavoro Domenico Arcuri ha un compito: deve assicurarsi mascherine, dispositivi di protezione individuale per medici e civili, respiratori, e strumenti per le terapie intensive. Il compito non è semplice perché Arcuri deve assicurarsi materiale che serve a tutti i Paesi del Mondo. I primi risultati sono discutibili. Alla fine il nostro Paese avrà tutto e sarà anche in grado di avviare una produzione nazionale. Ma prima di trovare le mascherine nei negozi e nelle farmacie avremmo dovuto attendere più o meno il mese di maggio, quando la prima ondata di contagi era ormai stata contrastata dal lockdown generale.
Passano le settimane, cambiano le esigenze e Arcuri è sempre lì, al centro della scena. Per la scuola si occupa della fornitura dei tanto discussi banchi a rotelle, per la campagna di vaccinazione si occupa della fornitura di aghi per le siringhe, della gestione logistica e della somministrazione delle dosi. Nasce l’affascinante piano delle Primule che il nuovo premier Mario Draghi ha bocciato in occasione del suo primo intervento ufficiale, ossia durante il discorso programmatico alla Camera e al Senato.
Gli errori di Domenico Arcuri
Il percorso alle spalle di Arcuri è ricco di errori, alcuni anche gravi. Senza competenze nel mondo della Sanità, Arcuri preferisce comunque non coordinarsi con le regioni, che spesso devono muoversi in maniera autonoma per l’approvvigionamento di materiale indispensabile per contrastare la pandemia.
Capitolo vaccino. Se abbia sbagliato a prendere le siringhe più costose lo dirà probabilmente la Corte dei Conti. Per le Primule invece è evidente che siamo di fronte ad un errore di valutazione. La proposta doveva essere quella che sarebbe poi stata avanzata da Draghi: vacciniamo ovunque sia possibile farlo con chiunque sia in grado di farlo.
Quanto ha speso il governo per i banchi a rotelle
Certo, Arcuri è stato anche il parafulmine del governo Conte. Ad esempio viene criticato per i banchi a rotelle, per i quali ha speso 119 milioni di euro circa, ma non ha deciso lui di acquistare questi banchi. A lui è stato chiesto di comprarli, ma la decisione è tutta politica.