L’intervento del Presidente del Consiglio Mario Draghi all’Assemblea Generale Onu: dall’Afghanistan alla pandemia passando per la difesa dell’ambiente.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto con un video-messaggio della durata di venti minuti circa al Dibattito generale della 76esima Sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite “Building Resilience through hope to recover from COVID-19, rebuild sustainability, respond to the needs of the planet, respect the rights of people, and revitalize the United Nations” facendo il punto della situazione su quelle che devono essere le priorità del G20 straordinario sull’Afghanistan. Di seguito il video dell’intervento del Presidente del Consiglio Mario Draghi all’Assemblea Onu.
L’intervento di Mario Draghi alla settantaseiesima Assemblea Generale Onu
Nella prima parte del suo intervento Mario Draghi ha parlato dell’importanza del multilateralismo, fondamentale per fronteggiare emergenze come la pandemia, il cambiamento climatico e la difesa dell’ambiente.
“Da qualche tempo assistiamo a un progressivo indebolimento del multilateralismo, che ha garantito pace, sicurezza e prosperità a partire dal dopoguerra. Gli ultimi mesi ci hanno però posto davanti a problemi che non possiamo risolvere da soli. Penso alla pandemia, e al rischio di nuove e pericolose varianti del virus. Al cambiamento climatico e alla difesa della biodiversità. Alla ripresa economica e alla lotta alle diseguaglianze e all’insicurezza alimentare. Alla risoluzione dei conflitti e al contrasto al terrorismo.
Questi temi sono al centro dell’Assemblea Generale e dell’agenda del nostro Governo. Sono anche il cuore della Presidenza Italiana del G20, per cui abbiamo scelto il motto “People, Planet and Prosperity”. Dobbiamo rilanciare il multilateralismo, e renderlo efficace per affrontare le sfide del nostro tempo”.
La pandemia e la campagna di vaccinazione
Draghi dedica molto spazio alla pandemia, alla corsa del virus e alla campagna di vaccinazione, evidenziando quelle che sono le disparità tra Paesi e ricordando come in alcune zone del mondo i vaccini non siano mai arrivati o siano insufficienti per proteggere la popolazione.
“A più di un anno e mezzo dall’inizio della crisi sanitaria possiamo pensare al futuro con maggiore ottimismo. La campagna di vaccinazione ci ha restituito fiducia nella nostra capacità di conquistare una nuova normalità. In Italia e in Europa abbiamo riaperto gran parte delle attività economiche. Gli studenti sono tornati nelle scuole e nelle università. Dopo mesi di solitudine, la nostra vita sociale è finalmente ricominciata.
La pandemia non è però finita e anche quando lo sarà, avremo a lungo a che fare con le sue conseguenze. A livello globale, abbiamo davanti differenze drammatiche nella diffusione dei vaccini. Nei Paesi ad alto reddito, più del 65% della popolazione ha ricevuto almeno una dose. Nei Paesi più poveri, solo il 2%. Queste disparità sono moralmente inaccettabili: meno vaccinazioni equivalgono a più morti. Inoltre, finché il virus continuerà a circolare liberamente, potrà mutare in modo pericoloso e mettere a rischio anche le campagne di vaccinazione più efficaci. Occorre aumentare la disponibilità di vaccini per i Paesi poveri e risolvere i problemi logistici perché le dosi arrivino dove c’è maggiormente bisogno. Dobbiamo inoltre preservare la libera circolazione dei vaccini a livello globale, e delle materie prime per produrli. L’Italia offre pieno sostegno politico e finanziario alla COVAX Facility. Intendiamo triplicare le nostre donazioni di dosi di vaccino da 15 milioni a 45 milioni entro la fine del 2021, nel quadro di un più ampio sforzo europeo.
Le enormi differenze nelle campagne vaccinali rischiano di peggiorare le diseguaglianze tra Paesi. La pandemia ha avuto un effetto sociale ed economico negativo su tutti, ma le conseguenze per gli Stati a basso reddito sono state particolarmente severe. Ancora prima della crisi sanitaria, questi Paesi avevano vulnerabilità economiche significative, a partire dal debito. Molti dei loro cittadini vivevano sotto o appena sopra la soglia di povertà”.
Mario Draghi e la crisi in Afghanistan
Dopo aver parlato di emergenza climatica e difesa dell’ambiente, il Presidente del Consiglio si è soffermato sulla crisi afghana.
“Nell’ultimo anno si sono riproposte importanti questioni riguardanti la pace e la sicurezza La principale è l’Afghanistan, dove abbiamo davanti il rischio di una catastrofe sociale e civile. Dobbiamo evitare che il Paese torni ad essere una minaccia per la sicurezza internazionale. Mi riferisco in particolare alla presenza in territorio afghano di gruppi affiliati ad Al-Qaeda e Daesh. La comunità internazionale deve collaborare con efficacia, a partire dallo scambio di informazioni. L’Italia è da tempo impegnata nelle sedi internazionali in tema di contrasto al terrorismo. Bisogna coniugare gli obiettivi in termini di sicurezza con la prevenzione, la tutela dei diritti umani, il rispetto dello stato di diritto. E occorre affrontare le cause profonde, economiche e sociali, che portano alla radicalizzazione e all’estremismo violento.
In Afghanistan stiamo assistendo allo smantellamento dei progressi degli ultimi 20 anni relativamente alla difesa delle libertà fondamentali, soprattutto per le donne. Tutti coloro che hanno sottoscritto la Carta delle Nazioni Unite e che si richiamano ai valori fondanti di questa Organizzazione devono impegnarsi per una risoluzione della crisi. La comunità internazionale deve presentarsi coesa nell’esigere che tutti i cittadini afghani possano vivere in dignità, pace e sicurezza; che sia assicurata la tutela delle categorie vulnerabili; e che le donne mantengano i diritti fondamentali, primo fra tutti quello all’istruzione. L’Italia è da sempre impegnata per promuovere il rispetto dei diritti umani nel mondo, e in particolare nell’ultimo triennio con una presenza attiva nel Consiglio per i Diritti Umani. La composizione del nuovo esecutivo afghano non risponde alle aspettative della comunità internazionale di un governo inclusivo e rappresentativo delle diverse componenti etniche, sociali e religiose del Paese. I nuovi governanti devono dimostrare con le loro scelte, e non solo a parole, di credere nel rispetto delle libertà individuali.
La crisi afghana deve essere affrontata anche per quanto riguarda le ripercussioni sulla stabilità della regione e sulla sicurezza. La sua complessità richiede necessariamente una strategia il più possibile condivisa. L’Italia si è immediatamente attivata per favorire il più ampio coordinamento fra i principali attori globali e regionali. Come Presidenza di turno, abbiamo messo a disposizione la piattaforma del G20, per sua natura ampia ed inclusiva. Abbiamo promosso una riunione dei Ministri degli Esteri, in preparazione del vertice straordinario che si concentrerà sui temi dell’aiuto umanitario, della sicurezza e dei diritti umani“.