Il consumo di caffè è aumentato del 42% negli ultimi quindici anni, aiutando la nascita e la crescita di catene di caffè come Starbucks.
La catena statunitense di vendita di caffè Starbucks è ovunque in Europa, tranne che in Italia.
Ciò nonostante il suo fondatore, Howard Schultz, si è ispirato e ha crearto il suo business dopo essersi preso un espresso in una caffetteria di Milano.
“Perché tutto questo trambusto?” Potreste dire, l’uomo d’affari ha preso un buon prodotto, lo ha riorganizzato, venduto e globalizzato.
Ma per molti italiani, il caffè servito da Starbucks e da altre aziende simili, è ben lontane da ciò che preparano e bevono, sebbene in queste mega caffetterie ridondanti sono nomi quali “cappuccino”, “espresso” o “caffè-latte”.
Molte persone pensano che l’Italia rappresenti il più alto standard di cultura del caffè, il paese in cui è possibile trovare i migliori caffè in grani e dove è possibile assaporare il sapore del vero caffè.
Ed è notevole il disgusto “all’italiana” davanti all’opzione di prendere un caffè da Starbucks con l’aggiunta di: “una goccia di sciroppo aromatizzato”, per esempio.
L’opinione del barista:
James Hoffman, un esperto barista che dice che il vero espresso è ciò che gli italiani prendono sostiene che c’è stato un cambio nel modo di prendere il caffè negli ultimi anni.
Anche per molti altri, italiani o non, i cappuccini, il latte e gli espressi che servono nelle catene del caffè hanno un sapore bruciato e amaro, sono insomma una piccola imitazione di quelli veri.
Il cappuccino è una bevanda che richiede la conoscenza di un buon barista nella sua preparazione:
“Ciò che è stato esportato è una caricatura del vero espresso italiano”, ha dichiarato alla BBC James Hoffmann, vincitore di numerosi premi come barista che prepara il caffè e che attualmente lavora al produttore di caffè Square Mile di Londra. “La cultura dell’espresso è ormai lontana da quello che è considerato un espresso italiano”, ha aggiunto.
Ad esempio, non si dovrebbe mai ordinare un: “latte” in Italia, se si fa ti portano un bicchiere di latte, non un caffè con latte e non bisognerebbe neppure chiedere un “espresso”, in Italia l’unica cosa che deve essere detta è “un caffé”.
L’Italia “out”
Apparentemente non solo il caffè italiano sta lasciando il paese, ma l’Italia viene espulsa dal circuito del caffè.
La World Coffee Organization ha osservato che il consumo globale è cresciuto del 42% dall’inizio del secolo, il che significa che stiamo bevendo più caffè che mai, il che spiegherebbe anche la grande espansione di catene come Starbucks negli ultimi 20 anni. .
Ma sicuramente, non lo stiamo facendo all’italiana.
In Italia “espresso” è sinonimo di caffè.
Nelle grandi catene di caffè c’è l’espresso, c’è il caffè, c’è l’Americano, c’è il “latte”.
Ad esempio, in Australia, c’è quello che chiamano un “bianco piatto” che è una bevanda a metà strada tra un latte in stile Starbucks (25 ml di caffè caldo con un’enorme quantità di latte) e un macchiato (35 ml di caffè con una goccia di schiuma di latte).
E quel “bianco piatto” è diventato popolare: in alcuni negozi Starbucks negli Stati Uniti ha iniziato a sostituire il cappuccino.
Oltre al prodotto in sé, anche nello stile gli italiani sono diversi: gli italiani non si depositano nei caffé con i loro laptop per navigare in internet mentre hanno un “latte”.
Gli italiani si appoggiano alle barre di marmo dei bar, ordinano un caffè e lo prendono senza fare troppi complimenti.
Pertanto, come in tema di stile e di come si beve il caffé, i gusti stanno cambiando, l’Italia sta cercando di recuperare il terreno perduto. L’Istituto Italiano dell’Espresso (INEI) è stato creato per proteggere il modo in cui gli italiani bevono il loro caffè.
“Le catene internazionali stanno espandendo l’idea che il modo in cui servono il caffè è lo stesso modo italiano, l’espresso”, ha scritto Luigi Zecchini sul sito di INEI.
“Ma dietro al nostro espresso c’è una cultura unica e irripetibile.”
Fonte Foto: https://pixabay.com/it/chicchi-di-caff%C3%A8-tazza-di-caff%C3%A8-2258839/