Come faremo in caso di emergenza nucleare? Ecco il piano dell'Italia
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Direttore: Alessandro Plateroti

Come faremo in caso di emergenza nucleare? Ecco il piano dell’Italia

Energia nucleare

In caso di emergenza nucleare, l’Italia ha stilato un documento con le misure e le linee guida da seguire qualora si verificassero degli incidenti.

Si spera che non dovremo mai preoccuparci di un disastro nucleare come quelli di Chernobyl e Fukushima. Eppure, gli eventi recenti legati alla centrale ucraina di Zaporizhzhya fanno presagire il peggio. Meglio essere preparati che non esserlo. Il documento stilato dall’Italia “individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati ‘oltre frontiera’, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in Paesi extraeuropei”.

Il testo, ancora in bozza, ha la firma del capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. Sarebbe tale ente, qualora ci fosse un allarme, a dare le indicazioni corrette alla popolazione italiana. L’Istituto Superiore di Sanità garantisce che non bisognerebbe prendere alcun farmaco in caso di emergenza nucleare. L’assessore alla Salute del Lazio, Alessio d’Amato, aveva chiarito qualche giorno fa che “bisogna evitare questo fai da te ingiustificato”.

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L’aggiornamento al documento era iniziato qualche mese fa, prima degli eventi legati alla centrale di Zaporizhzhya. Ci sono tanti scenari analizzati nel documento, legati alla distanza dell’emergenza e dell’impianto legato ad essa.

Energia nucleare
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Come si articola il programma?

Ci sono tre fasi da seguire. La prima è il “riparo al chiuso”, che prevede che la popolazione debba restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni. Se l’incidente avvenisse entro i 200 chilometri, vi sarebbe un  blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente, blocco della circolazione stradale, misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico” nelle aree interessate. In questo caso, sarebbe fondamentale la iodioprofilassi, ovvero “una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l’assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione”. Tale misura è prevista da 0 fino a 40 anni, oltre che per le donne che allattano o sono in stato di gravidanza.

Se l’incidente fosse legato a zone più recondite, come l’Ucraina, vi sarebbero misure meno stringenti. Ad esempio, il controllo della filiera produttiva e la limitazione all’importazione di beni. Oltre a ciò, i controlli sui cittadini italiani esposti alle radiazioni sarebbero molto severi. Il direttore dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare, Maurizio Pernice, ha dichiarato quanto segue in merito alla situazione. “Viste le distanze con l’Ucraina, per noi il parametro di riferimento resta Chernobyl. Nel senso che un eventuale incidente potrebbe avere in Italia le stesse ricadute dell’86 quindi non dirette sulle persone, ma sul territorio”.

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ultimo aggiornamento: 9 Marzo 2022 18:17

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