Silenzio della famiglia Berlusconi sulla morte di Emilio Fede: un’assenza che fa rumore dopo decenni di amicizia e collaborazione a Mediaset.
La morte di Emilio Fede, storico collaboratore di Silvio Berlusconi, avvenuta il 2 settembre all’età di 94 anni, ha lasciato un segno profondo nel mondo del giornalismo televisivo italiano. Volto simbolo del Tg4 per oltre vent’anni e figura centrale dell’informazione Mediaset, ha attraversato decenni di televisione al fianco dell’universo berlusconiano. Tuttavia, il silenzio che ha accompagnato la sua scomparsa da parte della famiglia Berlusconi ha suscitato sorpresa e interrogativi.

Addio a Emilio Fede: la figlia Sveva ringrazia Mediaset
A esprimere riconoscenza, come riportato da Virgilio.it, nei confronti di Mediaset ci ha pensato la figlia del giornalista, Sveva Fede, che ha voluto ringraziare pubblicamente l’azienda: “Ringrazio l’azienda, i vertici, i tanti collaboratori che hanno lavorato con mio padre. Gran parte della carriera di papà è stata grazie a Mediaset“. Ha poi aggiunto che sono arrivati “tantissimi messaggi di affetto” e “tanti messaggi di stima” da parte dei colleghi.
Il “giallo” sul silenzio della famiglia Berlusconi
Per anni Emilio Fede è stato un fedelissimo di Silvio Berlusconi, con cui ha condiviso un rapporto di amicizia e collaborazione. Fu direttore del Tg4 per vent’anni, dal 1992 fino al 28 marzo 2012. Alla morte del Cavaliere, dichiarò pubblicamente: “Eravamo come fratelli. […] La mia amicizia, il mio rapporto con lui: è straordinario“.
Eppure, alla sua morte, non è arrivato alcun messaggio pubblico da parte dei Berlusconi. Il distacco tra le due figure, aggiunge Virgilio, sembra essersi approfondito dopo la scomparsa del fondatore di Mediaset.
L’ex direttore del Tg4 e il Cavaliere si erano forse allontanati negli ultimi anni, complice anche il coinvolgimento in processi giudiziari. Il giornalista fu condannato a quattro anni per sfruttamento della prostituzione nel caso Ruby Bis. A pesare ulteriormente fu un’intercettazione in cui Emilio Fede affermava che le aziende di Berlusconi si erano servite di denaro di provenienza mafiosa.