Elly Schlein attacca Giorgia Meloni sul vertice Nato: accusa la premier di non saper dire di no al suo amico Trump.
Nel corso della trasmissione Tagadà su La7, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha criticato duramente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni per il suo sostegno all’aumento delle spese militari previsto dall’accordo raggiunto al vertice Nato dell’Aja. Secondo la segretaria dem, come riportato da Today, la scelta dell’Italia di aderire all’obiettivo del 5% del PIL rappresenta l’incapacità della premier “di dire di no al suo amico Trump“.
Elly Schlein contro la decisione di Giorgia Meloni al vertice Nato
Elly Schlein ha contestato apertamente la linea del governo italiano in merito agli impegni assunti all’interno della Nato. “L’Italia doveva dire no all’aumento delle spese militari al 5% e restare dentro l’alleanza così come rimane dentro l’alleanza atlantica anche la Spagna” ha dichiarato, sottolineando il suo appoggio per la posizione del premier spagnolo Pedro Sanchez.
“Io ho detto a Giorgia Meloni che nell’interesse dell’Italia e per non mettere un’ipoteca sul futuro delle prossime generazioni“, ha ribadito la segretaria dem.
Il nazionalismo e la frecciatina a Giorgia Meloni sull’amico Trump
Nella sua critica, aggiunge Today, la segretaria del Pd ha inserito anche un più ampio ragionamento sul ruolo del nazionalismo in Europa. “È evidente che l’Europa oggi non possa più affidarsi ad altri per la propria sicurezza, però la storia dell’Europa nasce esattamente dalle ceneri di due guerre mondiali prodotte dal nazionalismo. Perché il nazionalismo nella storia ha sempre prodotto una cosa sola, la guerra“, ha affermato.
Elly Schlein ha poi puntato il dito contro la dipendenza politica di Giorgia Meloni da Donald Trump: “Non si capisce perché Giorgia Meloni non sia mai in grado di dire di no al suo amico Trump. Questo è un rischio per gli interessi nazionali dell’Italia“.
Infine ha evidenziato come l’obiettivo del 5% implicherebbe un aumento degli acquisti militari da paesi terzi, “anzitutto gli Stati Uniti di Trump“, sottolineando che “è innegabile che Trump abbia anche un interesse” diretto in questa scelta.
