Giorgia Meloni arriva lo stop redditometro: cosa succede con Salvini e Tajani
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Direttore: Alessandro Plateroti

Giorgia Meloni arriva lo stop redditometro: cosa succede con Salvini e Tajani

Giorgia Meloni

Come la premier Meloni affronta il passo falso di Leo sul redditometro con un vertice d’urgenza a Palazzo Chigi.

Prima della riunione sulle scosse di terremoto ai Campi Flegrei, la premier Giorgia Meloni si incontra con il suo viceministro Maurizio Leo e i collaboratori più fidati nello studio di Palazzo Chigi per i fatti del “redditometro”. La tensione è palpabile: un vertice convocato d’urgenza per trovare una soluzione tecnica e politica a quello che la leader considera un disastro comunicativo. Il governo, noto per la sua politica anti-tasse, è stato improvvisamente percepito come invasivo nelle finanze degli italiani a causa di un errore di tempistica e di comunicazione. Un cortocircuito micidiale a 18 giorni dalle elezioni europee, considerate cruciali dalla premier.

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Il ruolo dei vicepremier

I vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, normalmente in competizione, si uniscono contro Meloni. Tajani critica l’errore mentre Salvini denuncia l’orrore, cercando di trarre vantaggio dal passo falso della leader di Fratelli d’Italia. Meloni, che sperava di placare le polemiche interne e le critiche delle opposizioni dichiarando che “mai nessun grande fratello fiscale sarà introdotto da questo governo“, si rende conto che ciò non è sufficiente. Decide quindi di affrontare la situazione personalmente. Con una giacca chiara e un’espressione seria, registra un video per spiegare il dietrofront.

La difesa di Meloni

Meloni spiega che il governo ha “ereditato una situazione molto pericolosa“, difendendo la posizione traballante di Leo. Pur rimproverandolo in privato per non aver valutato correttamente l’impatto politico della firma del decreto. Insieme decidono di sospendere il decreto in attesa di ulteriori approfondimenti.

Domani, durante il Consiglio dei ministri, Leo presenterà la relazione imposta da Meloni e cercherà di giustificare come sia potuto accadere che una norma finisse in Gazzetta Ufficiale senza che né la premier né il ministro Giorgetti ne fossero a conoscenza. L’imbarazzo tra Palazzo Chigi, il Ministero dell’Economia e Finanze, e la sede di FdI è palpabile.

Tajani proporrà l’emendamento per l’«Abrogazione», mentre Salvini ribadirà la necessità di evitare una “intrusione sproporzionata e vessatoria” nei dati patrimoniali e nella privacy degli italiani. Anche se l’ordine del giorno è stato approvato ieri, Forza Italia lo considera irrilevante.

Ora la questione è come risolvere il problema. Anche se Leo è stato sacrificato come capro espiatorio, la sua mossa era attesa da tempo e sollecitata dalla Corte dei Conti. Fonti governative hanno diffuso un documento che traccia la storia del redditometro, nato nel 1973. Codificato nel 2015 dal governo Renzi, abrogato nel 2018 dal Conte I, e riapparso nel 2019 con l’istituzione di un tavolo al Ministero dell’Economia con Agenzia delle Entrate e Istat per definire un nuovo decreto che rispetti la privacy.

Ora, per cancellare un decreto ministeriale, bisogna abrogare le norme che lo prevedono o sostituirlo con un nuovo decreto. Questa è la soluzione che si sta profilando, con un chiaro messaggio politico da parte di Meloni: fino al 9 giugno, evitare qualsiasi riferimento al cosiddetto “grande fratello fiscale”.

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ultimo aggiornamento: 23 Maggio 2024 9:31

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