Omicidio Giorgiana Masi, dopo 45 anni non c’è ancora giustizia 

Omicidio Giorgiana Masi, dopo 45 anni non c’è ancora giustizia 

A distanza di 45 anni dall’omicidio di Giorgiana Masi, ancora non è stato designato un colpevole. A chi era destinato il proiettile?

Il Parlamento da anni ha proposto una legge per istituire una commissione d’inchiesta sui fatti del 12 maggio 1977, vicenda in cui perse la vita durante una manifestazione a Roma Giorgiana Masi. A distanza di 45 anni dal caso, ancora giustizia non è stata fatta. 

Quando perse la vita, Giorgiana aveva soltanto 19 anni. Era scesa in piazza a Trastevere per celebrare l’anniversario della legge Baslini Fortuna, che ha introdotto la possibilità di richiedere il divorzio in Italia. Ancora un mistero la morte della giovane.  

Nessun colpevole designato

Non ci sarebbero indizi sulla responsabilità delle forze dell’ordine né di agenti infiltrati. Nonostante ciò, nulla ancora è stato provato. Il Ministro dell’Interno di quel tempo fu Francesco Cossiga. Poco prima della promulgazione della legge, le autorità della pubblica sicurezza, temendo che potessero verificarsi degli scontri fra gruppi di autonomi, avevano vietato qualsiasi tipo di manifestazione. 

Avevano anche istituito un servizio di ordine pubblico per far rispettare il divieto imposto. Marco Pannella, leader dei radicali, in Parlamento aveva aspramente criticato la decisione del governo. Decide di forzare il blocco, così nei pressi di Ponte Garibaldi si verificarono dei gravi scontri tra dimostranti e forze dell’ordine. 

Durante gli scontri, i manifestanti lanciarono degli ordigni incendiari. Intorno alle otto di sera, durante la manifestazione due ragazze ed un carabiniere vengono colpiti da un’arma da fuoco. Una delle ragazze era proprio Giorgiana, che morì durante il suo trasporto in ospedale.  

Era figlia di un parrucchiere ed una casalinga. Era al quinto anno del liceo scientifico Pasteur ed era un’accesa femminista. Il giorno in cui è morta, prima di uscire di casa rasserenò sua madre con queste parole: «Non suc­cederà nulla. È una giornata di fe­sta. Canteremo e festeggeremo. Se accadono incidenti mi metto al sicuro».  

Ma la manifestazione finì in tragedia per Giorgiana. Le sue ultime parole, dopo essere stata colpita da un proiettile di cui ancora oggi non si conosce l’obbiettivo, furono: «sento un gran male». A testimoniarlo Giovanni Salvatore, che la vide cadere a terra. 

Ancora oggi non si sa se a trasportarla in ospedale fu la polizia oppure i carabinieri. Il 9 maggio 1981 il giudice chiuse l’inchiesta del caso. Il giudice istruttore giustificò la chiusura scrivendo: «Impossibilità a procedere poiché rimasti ignoti i responsabili del reato». 

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