Giuseppe Conte alza i toni sulla difesa europea, ma la rottura con il Pd non conviene a nessuno: ecco spiegato il motivo.
Mentre Elly Schlein dà del “cavallo di Troia” a Giorgia Meloni, molti si chiedono perché Giuseppe Conte continui ad alzare i toni sul piano di difesa europeo. Eppure, secondo Piero Ignazi, politologo dell’Università di Bologna, il rischio di una rottura definitiva tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico appare poco probabile. Ecco spiegato il motivo.

Il “gioco” politico di Giuseppe Conte
Nell’ultimo periodo, come riportato da Formiche.net, la strategia di Giuseppe Conte sembra chiara: differenziarsi dal Partito Democratico sfruttando il delicato tema del piano di difesa europeo. Mentre il Pd, con la segretaria Elly Schlein, punta a una posizione più aperta verso una forza di difesa comune, il leader del M5S cerca di smarcarsi e guadagnare visibilità. Secondo il politologo Piero Ignazi, questa mossa riflette una “concorrenza fra i 5 Stelle che cercano di smarcarsi dalla linea del Pd“.
Non manca però chi critica l’atteggiamento di Conte, ritenendolo incoerente rispetto alle decisioni prese durante il suo mandato da presidente del Consiglio, quando approvò l’aumento della spesa militare al 2% del PIL per rispettare gli impegni NATO.
Tuttavia, Ignazi precisa: “Quando era a capo del governo ha rispettato un impegno molto preciso assunto in seno alla Nato. Ma nel caso del ReArm Europe non si tratta di allinearsi a 2% della spesa, ma investire una quantità molto alta di fondi per un rafforzamento degli armamenti nazionali dei singoli stati membri“.
Perché la rottura con il Pd non conviene a nessuno
Nonostante l’atteggiamento di Conte, Ignazi non vede all’orizzonte una rottura definitiva tra Movimento 5 Stelle e Pd. Una separazione totale non conviene a nessuno dei due partiti. “Forse rompere con il Movimento 5 Stelle, pur riconoscendo il gioco spregiudicato e al rilancio che continua a fare Conte, interessa solo a qualcuno dentro il Pd che ha nostalgie del passato. Non è più tempo del Pd moderato“, afferma il politologo.
Inoltre, respinge chi ha avanzato ipotesi di convergenza tra Conte e Matteo Salvini sul tema della difesa europea o della guerra in Ucraina, sottolineando una differenza sostanziale: “Conte non si è mai spellato le mani per sostenere Putin. E questo è qualcosa di sostanziale, che va sempre ricordato“.