Il governo presenta il dl Semplificazioni, passato salvo intese in Cdm: ma ora servono meno proclami e più fatti concreti.
Dopo un Consiglio dei Ministri non propriamente semplice, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si presenta in conferenza stampa per presentare il dl Semplificazioni, un piano rivoluzionario, il trampolino di lancio dell’Italia. E potrebbe anche avere ragione, per carità, ma da buoni italiani abbiamo imparato a diffidare degli annunci. Per conferma basti chiedere a chi per mesi, nel momento più difficile della Repubblica italiana, non ha preso i soldi della cassa integrazione.
Conte scommette sul dl Semplificazioni, ma la strada non è tutta in discesa
E lo scetticismo trova terreno fertile nel fatto che il dl Semplificazioni è stato in Cdm salvo intese. Tradotto, non si tratta di un provvedimento propriamente blindato. L’approvazione definitiva potrebbe avvenire in tempi non propriamente celeri. Una scintilla potrebbe far divampare un incendio e bloccare tutto. Niente opere, niente sburocratizzazione del Paese, niente digitalizzazione. Almeno nell’immediato, quello che ci interessa.
Buone idee, ma a questo punto servono fatti
Diciamo quindi che si può apprezzare l’idea e la voglia di rilancio del governo, diciamo che la strada intrapresa può essere quella giusta, ma possiamo dire che i problemi sono risolti. Perché non è così. Perché le stime dell’Ue prevedono un PIL al -11,2% nel 2020 e perché l’Istat prevede che un considerevole numero di aziende possa chiudere a causa della crisi. Tanto per fare due esempi.
Una maggioranza tutt’altro che compatta
Non dimentichiamo che in Parlamento balla ancora il decreto Rilancio, che ha superato un primo esame della Commissione e ha dovuto far fronte a un mare di emendamenti presentati anche delle forze di maggioranza. E comunque lo stesso dl, arrivato alla Camera, è stato rispedito in Commissione per dubbi sulle coperture..
La cosa veramente preoccupante è che il governo non trasmette fiducia. Piacerebbe dare credito alle parole di unità e collaborazione, ma ogni voto della maggioranza in Parlamento è un’incognita. E le prove più impegnative, facile pensare al Mes ad esempio, devono ancora venire.