Disfatta del Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali 2020. I pentastellati resistono solo nel palazzo, diventando quello che combattevano.
Analizzando i risultati delle elezioni regionali emerge con chiarezza un dato, quello della disfatta del Movimento 5 Stelle, cancellato dagli elettori.
Il taglio dei parlamentari è una vittoria, ma non può bastare…
Di Maio canta legittimamente vittoria per il successo del Sì al Referendum sul taglio dei parlamentari. E forse è l’unico che può esultare con coerenza rispetto al percorso fatto. Ma se spostiamo l’analisi sulle elezioni regionali non possiamo non evidenziare la disfatta del Movimento 5 Stelle.
La disfatta del Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali
La strategia adottata dai pentastellati non premia e gli elettori hanno iniziato a spostarsi verso il Partito democratico, che adesso vuole contendere alla Lega il ruolo di primo partito in Italia. Zingaretti parla da mesi di neo-bipolarismo e la sensazione è che la previsione stia effettivamente prendendo forma. Solo che la Lega appartiene ad una coalizione forte, il Pd no, ma questo è un altro discorso.
Tornando ai problemi del Movimento 5 Stelle, in occasione delle consultazioni regionali non c’è storia. Gli iscritti danno il semaforo verde alle alleanze, i 5 Stelle decidono di adottare questa strategia solo in Liguria rimediando una sconfitta preannunciata.
In Puglia hanno combattuto contro Emiliano, che alla fine sarebbe risultato vincitore, mentre in Toscana hanno fatto la figura della comparsa. Consapevoli del fatto che proprio la Toscana sarebbe stata la regione-chiave di queste elezioni.
Il Movimento 5 Stelle resiste solo nel Palazzo
La netta sensazione è che il MoVimento abbia conquistato il Palazzo ma abbia perso le piazze, che in effetti non riesce più a rappresentare. Di fatto i pentastellati sono diventati quello che condannavano quando facevano opposizione infiammando le piazze gremite.
Il populismo perde credibilità?
Anche la Lega continua a perdere terreno alle urne e nei sondaggi, e questo potrebbe indicare il fatto che il populismo stia lentamente perdendo fascino e quota tra gli elettori, che in questa fase critica cercano stabilità e figure fortemente istituzionali.